RIDARE DIGNITÀ AL PAESE, ALLE PERSONE, AL LAVORO.

La vita in ospedale nel multiservizi: una lente di ingrandimento

La vita in ospedale nel multiservizi: una lente di ingrandimento

Di Matteo Pellegrini – Uiltrasporti Lombardia

Il comparto Multiservizi richiede di certo attenzioni ed analisi. Questo deve essere svolto al fine di ricercare il pieno rispetto ed il giusto riconoscimento per tutte le lavoratrici ed i lavoratori che quotidianamente si prodigano in mansioni essenziali al contesto sociale. Mansioni spesso denigrate ed osteggiate, la cui importanza resta in ogni caso, contrariamente ad ogni possibile contestazione, fondamentale per il funzionamento di molti dei servizi che oggi diamo per scontati. Dietro questi servizi ci sono donne e uomini che vivono queste attività ed ovviamente le mansioni associate con serietà ed efficienza, ma si può dire lo stesso di chi invece si ritrova a gestire questo complesso sistema, costituito da appalti e subappalti in contesti come quelli ospedalieri, nelle RSA, nelle scuole, nelle stazioni, sui mezzi pubblici, negli hotel, fino al privato? Per comprendere al meglio il significato e cosa si prova a vivere la routine lavorativa in questo specifico comparto, abbiamo intervistato Silvia, una giovane ragazza operativa presso una struttura ospedaliera.

Parlaci delle tue mansioni, della tua quotidianità e di quella dei tuoi colleghi.

Generalmente mi occupo dell’intervento in poliambulatorio ed al bisogno della pulizia ordinaria in ospedale in degenza. Bisogna tenere conto che nelle strutture sanitarie complesse, come per l’appunto gli ospedali, il personale viene strutturato suddividendolo in Operaio Semplice e Risanatore (quest’ultimo maggiormente specializzato). Ovviamente non interveniamo esclusivamente nelle zone diciamo a carattere sanitario, ma anche negli uffici, nelle farmacie e nei magazzini. Inoltre esistono mansioni di supporto al referente in merito alla gestione dei turni. Abitualmente arriviamo la mattina e prepariamo il materiale sulla base delle lavorazioni da eseguire, quindi ci si reca nelle zone assegnate, che possono essere ambulatori, blocchi operatori, ed inoltre deve essere presente un presidio ad alto rischio ove intervenire in caso di necessità. Tutte le operazioni devono avvenire attraverso una forte collaborazione con il personale sanitario, ergo successivamente ad ogni attività di tipo medico/sanitario noi interveniamo al fine di sanificare l’ambiente, di ripristinare al massimo il criterio di pulizia e sanificazione fondamentale per evitare possibili rischi sia ai pazienti che al personale sanitario presente. Resta di facile comprensione quindi la centralità che il nostro lavoro comporta nei riguardi della salute di chi si trova già in condizioni di disagio, si immagini ad esempio svolgere la nostra attività ai tempi del Covid.

Quali sono le maggiori difficoltà riscontrate durante la tua attività lavorativa ed extralavorativa?

Di certo non posso non cominciare con indicare nel fattore retributivo una fortissima causa di malcontento. Qualora si fosse compresa appieno il valore della nostra funzione, è evidente come risulti limitante e inadeguato il nostro salario: si parla di 7,69 euro lordi all’ora (2° livello CCNL). I contratti nella maggior parte dei casi sono di 4 ore, anche se spesso però ne facciamo molte di più, si parla di almeno ulteriori 4 ore di supplementare, almeno questo ci permette di risollevare un poco la nostra busta paga. Quindi ci ritroviamo a superare spesso le ore contrattuali previste ma non solo, capita di dover saltare i riposi previsti a causa della carenza di personale. Le possibili assenze non si conformano di certo per mancanza di senso del dovere e di responsabilità (diciamo che questo stesso senso ci porta a stringere i denti). A volte possono esserci anche difficoltà con l’assegnazione delle ferie, sempre a causa della carenza sopracitata, anche perché l’ospedale non chiude mai, non esiste alcuna festività per cui la struttura chiuda ovviamente.

Nella mia realtà si può dire di avere un buon rapporto con la referente e questo comporta una buona dose di elasticità, ma non è così ovunque sicuramente. Ci tengo molto a sottolineare inoltre che a volte capita che la nostra figura professionale non venga correttamente riconosciuta dal personale sanitario con cui dobbiamo collaborare, forse si tende a vederci come personale al semplice servizio e non come specializzati professionisti del settore. Questo genera inevitabilmente molto stress verso chi opera tutti i giorni nelle strutture. A livello personale diciamo che convivere con i turni di lavoro non è sempre facile, inoltre in genere possono presentarsi anche grosse difficoltà di spostamento che significa sempre andare ad aumentare lo stress citato precedentemente. Si conti il sacrificio di chi ha famiglia e fatica a stare con i propri cari anche quando questi ultimi non stanno bene, ci sono forti criticità organizzative in famiglia riscontrate dai lavoratori del comparto.

Quale futuro intravedi nel tuo settore? Quali sono le tue prospettive da un punto di vista personale?

Non c’è allo stato attuale una forte prospettiva di crescita nel nostro settore, abbiamo l’esempio di molte lavoratrici e lavoratori che vivono una situazione di staticità da trent’anni ad esempio. Come giovane lavoratrice sento una forte mancanza di stimoli nel proseguire una carriera in questo contesto, prevedo una forte carenza di personale in futuro. Subiamo il frequente ricambio delle diverse società appaltatrici, con seguente passaggio di lavoratori a volte con rischio di condizioni a ribasso, non parlo solo di salario. I costanti tagli alla sanità influiscono in maniera preponderante sulle evoluzioni del nostro comparto e dello stesso nostro mestiere, come immaginabile non di certo in modo positivo. La situazione, insomma, più che rilevare un possibile miglioramento sembra in netto peggioramento. Noi sicuramente possiamo e dobbiamo lottare per far sì che ci venga riconosciuto non solo la giusta retribuzione, la crescita contrattuale idonea, orari di lavoro decenti al fine di conciliare il nostro bilanciamento vita/lavoro, deve essere per noi importante vedere riconosciuta la nostra professionalità, il nostro spazio che meritiamo come quando venivamo chiamati eroi ai tempi del Covid. Dobbiamo restare uniti, come comparti, come persone, al fine di esercitare tutti i nostri diritti, come ad esempio quello di scioperare. Dobbiamo supportarci tutti perché siamo operatori di un servizio pubblico, siamo pronti a farci sentire e supportarci, perché ne va del nostro futuro, delle nostre vite e di quelle delle nostre famiglie.

Una voce importante quella di questa nostra lavoratrice, una voce in grado di inquadrare appieno un comparto che richiede una forte attenzione e tanto lavoro da svolgere, nel contesto si di ogni singolo appalto, tuttavia anche nel sensibilizzare verso un intervento anche quelle stesse istituzioni che scarsamente attenzionano questi professionisti ed i loro contesti. Sarà necessario insomma non distogliere questa lente di ingrandimento e lavorare come chiede Silvia, tutti insieme verso l’obiettivo di permettere una vita dignitosa e giusta a tutte le persone che lavorano nel multiservizi.