RIDARE DIGNITÀ AL PAESE, ALLE PERSONE, AL LAVORO.

Con il cielo sopra la testa e il mare sotto i piedi. La dura vita della Gente di Mare 

Con il cielo sopra la testa e il mare sotto i piedi. La dura vita della Gente di Mare 

Di Gloria Palombo – Uiltrasporti Nazionale 

La “Giornata del Marittimo”, che celebra i lavoratori del mare, si tiene ogni anno il 25 giugno. È una giornata istituita dall’Organizzazione Marittima Internazionale (IMO) per riconoscere il contributo dei marittimi al commercio internazionale e all’economia mondiale, ed è celebrata in tutto il mondo. 

Quello del marittimo è un lavoro molto duro, caratterizzato da sfide significative per il work-life balance, a causa degli orari di lavoro prolungati, della lontananza da casa e della turnazione, che possono rendere difficile conciliare vita professionale e vita privata. 

Abbiamo chiesto a Stefano Rossi, uno nei nostri delegati e marittimo da 34 anni, di presentarci alcuni aspetti che influiscono o hanno caratterizzato la propria vita lavorativa e privata attraverso un’intervista.  

Ciao Stefano parlaci di te e di come hai iniziato a fare questo lavoro
Sono nato a Genova 57 anni fa. Ho fatto la mia prima esperienza da marittimo nel 1991, col grado di mozzo e libretto di prima categoria. Svolgevo il ruolo di mozzo saletta equipaggio, poi dopo un periodo di pausa, ho ripreso continuativamente dal 1995, iniziando dal grado di Piccolo di camera barista, poi svolgendo i ruoli di aiuto cambusiere, cambusiere, maestro di casa (F&B manager), Commissario di bordo ed infine Hotel manager. Dal 2005 sono a tutti gli effetti Hotel manager e dal 2010 ho il Grado di Capo Commissario.

Cosa ti ha spinto ad intraprendere questa carriera consapevole delle particolari difficoltà del tuo mestiere?
All’inizio non sapevo nulla della vita a bordo e non ero pienamente consapevole di cosa avrei trovato, studiavo ed avevo bisogno di mantenermi gli studi. Mi sono imbarcato dopo che ho terminato improvvisamente una carriera sportiva dalla quale ricevevo una certa libertà economica (per le minime esigenze dell’età).

Come ha influito il tuo lavoro a livello psicologico?
All’inizio è stato abbastanza traumatico: sono passato da avere una vita appagante, ad una vita di bordo in un ambiente completamente diverso dall’ usuale, sia dal punto di vista culturale che relazionale. Ero abituato ad essere molto autonomo, con poche imposizioni e mi sono ritrovato ad essere continuamente “comandato” praticamente da tutti. La voglia di mollare inizialmente era tanta, ma le capacità di soffrire e tener duro (oggi la chiamano Resilienza), che ho imparato nello sport, mi hanno aiutato ad andare avanti. Sicuramente sono cambiato molto da quel primo imbarco, ho imparato a contenere le emozioni, soprattutto quelle negative, mi ha aiutato anche a migliorare la mia innata ritrosia e timidezza, facendomi crescere passo dopo passo ed ora riesco ad affrontare situazioni difficili con pieno raziocinio e con la fiducia nelle mie capacità, non solo quelle lavorative ma anche quelle che accadono nella vita quotidiana a terra.

Cosa vuol dire per un marittimo conciliare vita e lavoro e come riesci a bilanciare le due cose?
Per una persona che passa quasi 9 mesi a bordo ogni anno, il confine tra vita e lavoro è flebile, non vi è una separazione netta ed è difficile staccare una volta che si è a “terra” in riposo. Quello che mi pesa di più è vedere i miei figli , crescere velocemente ed il non poter stare al loro fianco quotidianamente. Stesso discorso per mia moglie, oltre al distacco c’è anche il pensiero di saperla a volte da sola ad affrontare decisioni difficili, o anche solo le piccole beghe quotidiane, soprattutto adesso con i figli adolescenti. Rispetto a quando ho iniziato, il fatto di poter essere reperibili con facilità anche in piena navigazione, aiuta molto. Il fatto di poter godere a bordo di una connessione satellitare internet aiuta a non far sentire da soli i familiari. certo non è come essere presenti di persona, ma il conforto, la parola necessaria, la “presenza” si possono dare anche a distanza. È necessaria una piena fiducia con la partner, non è semplice stare distanti e solo una piena fiducia di entrambi su entrambi, può far vivere in modo sereno il nostro lavoro.

Raccontaci un’esperienza significativa e che ti ha segnato nel corso della tua carriera.
Esperienze ve ne sono state molte, in 31 anni di lavoro, sono state tantissime le occasioni che hanno lasciato il segno. Sicuramente quello che mi ha colpito di più è stato nel 2021, quando dopo una giornata molto intensa, sono stramazzato a terra con un problema cardiaco. Questo mi ha profondamente segnato perché da quel momento ho iniziato a dare più priorità alla mia famiglia ed alla mia vita con loro, cercando di avere meno stress una volta sul luogo di lavoro.

Come hai approcciato al sindacato?
In Corsica Sardinia Ferries il sindacato negli anni 90, purtroppo, non era presente se non marginalmente. Ho partecipato alle prime riunioni sindacali dopo che sono passato in Grandi Navi Veloci, mi sono iscritto dapprima alla CGIL e solo successivamente alla UIL, sigla per la quale a bordo sono delegato sindacale.

Cosa dovrebbe fare il sindacato per i marittimi?
Ritengo che il sindacato in questo contesto storico sia fondamentale. Si rischia di perdere quanto guadagnato negli anni, per quanto riguarda la tutela lavorativa e la sicurezza sul lavoro.
Sempre di più la vita a bordo si sta distaccando dalla vita “terrestre” e non in meglio. Gli orari di lavoro sono ampi rispetto a “terra”, soprattutto negli orari notturni, le condizioni di vita a bordo sono in alcuni casi peggiorate, le navi svolgono tratte sempre più intensive, con pochissime situazioni nelle quali è possibile uscire in franchigia a scapito della salute mentale dei lavoratori con notevole stress correlato.
Il ruolo del sindacato è trovare un giusto equilibrio tra le importanti esigenze dei datori di lavoro e le altrettanto importanti esigenze dei lavoratori, soprattutto quelle delle nuove generazioni, non transigendo su quanto riguarda la sicurezza sul lavoro e sul benessere della vita a bordo. Non si tratta solo di contrattazione salariale o contrattuale, che è importantissima, visto la continua perdita di potere di acquisto degli ultimi anni, ma anche e soprattutto di far rendere la vita dei lavoratori marittimi non penalizzante rispetto ad altre realtà lavorative “terrestri”, facendo si che il nostro lavoro possa di nuovo diventare un riferimento di alto livello.