Di Pasquale Dagnello e Marta Pietrosanto – Uiltrasporti Trasporto Aereo
MAYDAY ITALIA è un’Associazione noprofit creata da piloti volontari con gli obiettivi di mitigare l’impatto di un evento critico e di aiutare i colleghi e le loro famiglie, che vivono un momento di difficoltà, nel normale recupero prima che reazioni derivanti da stress possano inficiare la loro performance lavorativa, la carriera, la vita affettiva e familiare e la salute.
Con Francesca Bartoccini, Presidente di MaydayItalia, Psicoterapeuta sistemico relazionale e psicologa dell’emergenza, insegnante di materie Human Factor e Clinical Director di un Emergency Response Team distribuito sul territorio italiano, nonché primo ufficiale presso Air Dolomiti, parliamo di Peer Support Programme.
Il Peer Support Programme (PSP) è un programma di supporto tra pari pensato per offrire ascolto, comprensione e accompagnamento a chi affronta situazioni di stress, crisi o disagio, soprattutto in contesti ad alta responsabilità come l’aviazione. I “peer” sono colleghi appositamente formati per offrire sostegno in modo riservato e non giudicante. Il PSP aiuta a prevenire il burnout, favorisce il benessere psicologico e rafforza la coesione nelle organizzazioni.
Come è strutturato concretamente il vostro programma di Peer support? Chi sono i Peer supporter e come vengono selezionati/formati?
Mayday Italia è una ONLUS che rimane gratuitamente a disposizione di chiunque stia vivendo una situazione di crisi: pur non configurandosi come un organo di emergenza, permette di essere raggiunta in breve tempo. I nostri canali sono: un accesso anonimo attraverso il sito web o la app gratuita; un numero di telefono a cui risponde il nostro coordinatore; la mail 7700psp@maydayitalia.it.
La persona che ci contatta può decidere anche di non lasciare il suo nome, e noi riceviamo un SMS anonimo che ci avverte della richiesta in maniera immediata. I Peer sono professionisti afferenti a varie realtà lavorative che hanno fatto la formazione con noi negli anni e che abbiamo scelto non solo per le loro competenze tecniche ma anche per i loro profilo umano e professionale. Negli anni abbiamo costruito un gruppo di circa 90 persone estremamente affiatato che veste le maggiori divise italiane e copre quasi tutto il panorama nazionale.
Il supporto tra pari è previsto solo nel mondo dell’aviazione (es. piloti, controllori di volo, personale operativo) o può essere esteso ad altre figure professionali?
Il Peer Support come lo conosciamo adesso è nato a cavallo degli anni 70-80 per alcune speciali categorie di professionisti che per la natura del loro lavoro si potevano trovare ad affrontare eventi critici più o meno toccanti, condivisibili in modo non giudicante e confidenziale nella loro portata soltanto da colleghi che partecipavano allo stesso panorama esistenziale. Negli anni abbiamo visto invece che anche categorie impreviste, come gli RSPP o le insegnanti a scuola, apprezzassero la possibilità di confrontarsi con delle persone che condividono la stessa esperienza, con dei pari appunto.
Il supporto è efficace quando c’è una cultura di gruppo, un senso del Noi, un senso di appartenenza, e anche di orgoglio, nel ricoprire un certo ruolo o indossare una certa uniforme. Funziona per professioni dove salvaguardare il benessere della persona che indossa la divisa è importante. Quindi probabilmente quasi in tutte le realtà professionali.
Quali sono i benefici attesi e riscontrati nell’istituzione del Peer Support Programme?
Riprendo le pagine del libro che ho scritto insieme al comandante Enrico Piazza e al Controllore di Volo Monica Lorenzon nel 2019, libro scritto con lo scopo di accompagnare tutte le organizzazioni europee nella costruzione di un loro programma di Peer Support che potesse rispondere in modo specifico alle caratteristiche uniche di ognuna: “Il Peer Support: Intervenire nella Crisi. La normativa EASA 1042/2018”.
Gli obiettivi sono sia di ordine psicologico, di supporto resiliente, che di ordine organizzativo, culturale:
L’ELABORAZIONE DI UN EVENTO NELLE IMMEDIATE VICINANZE TEMPORALI
Parlare subito delle proprie esperienze in un modo strutturato aiuta ad elaborarle, perché permette l’espressione catartica emotiva e la ristrutturazione cognitiva dell’evento.
Entrambi questi processi hanno bisogno di tempi di elaborazione e sedimentazione nella persona che deve farli propri, e prima vengono messi in moto più possibilità vi sono che essa recuperi il suo benessere in tempi brevi e senza bisogno di ulteriori confronti con specialisti.
Il ruolo del Pari è di accompagnare l’individuo ad aprirsi a visioni ed interpretazioni alternative di ciò che è successo, affrancandolo da vissuti dolorosi come senso di colpa, vittimizzazione, impotenza, mancanza di senso, solitudine.
IL VALORE DEL SUPPORTO SOCIALE E DELLA CONVALIDA
Nel momento di disorganizzazione caratteristico di una crisi, la percezione del sostegno sociale e del supporto esterno è un fattore fondamentale per superare l’esperienza.
I professionisti percepiscono di non essere soli: l’esperienza di essere riconosciuti nelle proprie difficoltà ed il piacere di trovare nell’organizzazione a cui si appartiene una corrispondenza ed una attenzione ai propri bisogni, lascia un segno marcato nei confronti del proprio lavoro, della propria organizzazione e della propria capacità di gestire e superare una difficoltà.
LO SCREENING COSTANTE ED INFORMALE DEL BENESSERE DEI COLLEGHI
La Crisis Intervention non è l’unica risposta al problema del disagio che possono vivere i dipendenti di una azienda, né rappresenta la soluzione ultima e definitiva al problema della loro intercettazione e presa in carico, come in queste ultime settimane si è tornato a parlare. Né, come qualcuno ha sperato, garantisce che non avvengano più episodi drammatici come quello che ha portato alla normativa 1042/2018, il volo Germanwings 9525.
Fatte queste premesse, implementando il concetto di cura e attenzione al benessere dei dipendenti e dei colleghi, l’azienda fa crescere la consapevolezza, l’accettazione e la vigilanza sulle possibili fragilità che, come esseri umani, possiamo vivere tutti. Inoltre, l’approccio tra Pari rappresenta spesso l’unico momento di accessibilità dei professionisti ad un contesto di cura: le persone ricevono un sostegno ed un aiuto decisivo, che altrimenti non avrebbero cercato.
L’AGGANCIO IN UN MOMENTO DI CRISI: LA RISPOSTA AL BISOGNO DI GUIDA
Le persone in crisi hanno bisogno di una “road map”, una mappa stradale che li guidi nei primi giorni per riprendere il controllo successivamente allo sconvolgimento dovuto ad un evento critico. La categoria “expectancy” – la definizione di una aspettativa – è il criterio più rilevante nella riduzione del rischio di Disturbo da Stress PostTraumatico ed è una delle caratteristiche costitutive della Crisis Intervention.
State pensando di estendere o potenziare l’iniziativa nei prossimi anni? In che direzione?
Certamente, io personalmente ritengo che il Peer Support sia un tassello fondamentale per la salute mentale. È nostra intenzione di proporre il Peer Support nella nostra accezione proattiva in molte realtà aziendali, come un Employee Assistant Program alternativo: che sia da una parte un entry point, che agevoli la richiesta di aiuto per dipendenti in difficoltà, e dall’altra espressione e catalizzatore di una cultura di gruppo che cambia, più aperta all’accoglienza del fattore umano, inteso come parte più preziosa e importante del professionista, che viene assunto ed impiegato durante l’attività lavorativa.
Cosa direbbe a un AD di un’altra azienda che sta valutando l’introduzione di un programma simile?
“Caro Amministratore Delegato, il PSP è la traduzione pratica di quanto sia il tuo interesse e la tua considerazione nei confronti del personale. È la dimostrazione che credi che il tuo personale sia la vera, più preziosa risorsa” e questo è quello che cerca il personale, infatti, nei luoghi di lavoro dove questo concetto è applicato veramente possiamo constatare un minore turn over, assenteismo e disaffezione.
Quando lavoriamo sull’implementazione del Peer Support, stiamo lavorando proattivamente alla prevenzione dello stress lavoro-correlato e migliorando l’equazione work-life con il fine ultimo del benessere del personale, ed entrambi i componenti dell’equazione risultano reciprocamente arricchiti. Un’organizzazione che sposa un progetto simile accresce la Just Culture e la Safety.
La breccia nella cultura machista permette ai professionisti di cominciare ad aprirsi e condividere la loro esperienza. Questo porta al riconoscere nelle altre esperienze simili alle proprie: tale processo di rispecchiamento a sua volta porta alla crescita del sentimento di appartenenza al gruppo.
Alla luce della vostra esperienza, il Peer Support Programme può davvero fare la differenza in situazioni di crisi?
Per tutto quello che abbiamo esposto fino ad ora, certamente sì. Ad esempio, il PSP non è riuscito ad aiutare Lubitz, ma ha aiutato tutto il Gruppo Lufthansa. E così è avvenuto in ogni evento che ha scosso una organizzazione.
Nel mondo dell’aviazione, MaydayItalia è nata nel 2011, precursore in Italia, a partire dall’incontro con altre realtà Mayday del mondo. In Germania è nata nel 1994. Negli Stati Uniti è nata nel 1989, dopo l’incidente dell’Aloha. La cultura di Mayday e del Critical Incident Response Program esiste in tutte le parti del mondo, e fa sì che qualsiasi equipaggio in qualsiasi compagnia in qualsiasi parte del mondo possa essere accolto e supportato da dei colleghi appartenenti alla stessa famiglia. Questa è un’opportunità unica che ha mostrato la sua potenza e la velocità di attuazione non solo in incidenti ma anche purtroppo in molti attentati terroristici, dal Bataclan, all’attentato di Mumbay.
I nostri pari si formano, fanno esercitazioni ed intervengono insieme. Noi abbiamo lavorato in interventi con i pari di AirFrance appartenenti alla Mayday France o con i pari di Stiftung Mayday Germany, per esempio. Proprio per garantire questa connessione internazionale MaydayItalia realizza spesso occasioni di formazione congiunta con le altre organizzazioni aeronautiche europee e mondiali, e ogni due anni realizziamo un World Congress sulle tematiche di emergenza, empowering e resilienza. Il prossimo evento, a cui abbiamo invitato anche voi, sarà realizzato a Roma nei giorni 20-21 marzo 2026, e sarà preceduto da momenti di training e crescita personale tra tutti i peers europei e mondiali.
Pensa che il Peer Support possa essere introdotto anche all’interno di una organizzazione sindacale?
Certo, la normativa indica come stakeholders non solo le aziende ma anche i sindacati. Il PSP è fatto dai lavoratori per i lavoratori, dai colleghi per i colleghi.
Questo può essere a volte difficile in alcune realtà aziendali perché richiede una fiducia reciproca e un pizzico di fede -da alcuni chiamata incoscienza-, anche perché è un investimento a lungo termine. I risultati si vedono dopo anni quindi l’amministratore delegato, con cui abbiamo idealmente parlato prima, deve veramente crederci per investire in modo reale.
Il sindacato invece sposa una causa che sa che porterà verso il benessere dei suoi associati, seguendo la sua ragion d’essere.