Lecce, 15 luglio – Il Segretario Generale, Claudio Tarlazzi, ha chiuso i lavori del Consiglio Nazionale, alla fine dei tre giorni in cui si è svolto un importante e costruttivo dibattito delle delegate e dei delegati sulle linee strategiche che ha indicato nella sua relazione di apertura.
Di seguito un estratto dell’intervento:
“Il nostro impegno è quello di realizzare un mondo migliore, rispetto a quello che abbiamo avuto fino ad oggi.
Abbiamo un tasso di disoccupazione dilagante, la ricchezza è sempre più polarizzata ed in mano a pochi, c’è un aumento netto del tasso di povertà assoluta. Tutto questo significa che il Paese va ricostruito partendo dal buon lavoro che è, prima di tutto, una battaglia di civiltà.
Non ci potrà essere sviluppo economico se non ci sarà sviluppo sociale ed è da qui che bisogna ripartire.
Dobbiamo essere un’organizzazione che evolve per dare risposte ad un mondo che si sta trasformando: i processi di digitalizzazione in atto devono ammodernare il Paese senza escludere nessuno, ma anzi sostenendo il lavoro. Bisogna investire in formazione permanente per riguadagnare i posti di lavoro persi e mantenere la qualificazione necessaria per non perderne altri.
Servono politiche industriali, il PNRR è un’occasione imperdibile per ridisegnare l’Italia che sconta ataviche criticità, le opere infrastrutturali sono necessarie, dai trasporti dipende lo sviluppo del Paese.
Senza le necessarie politiche industriali si rischia di non valorizzare gli investimenti infrastrutturali. Bisogna intervenire sul superamento del nanismo aziendale, che è tra le riforme più importanti e più urgenti da attuare. Chiediamo al Governo politiche con incentivi economici volti al maggior dimensionamento delle aziende. Avere aziende piccole e non sufficientemente strutturate comporta un problema di mancati investimenti nella valorizzazione del lavoro, mancate opportunità di penetrazione nei mercati internazionali, e una concorrenza che si alimenta sulla compressione dei costi così come sulla riduzione degli investimenti in materia di salute e sicurezza sul lavoro.
Serve una riforma del tpl che non sia l’ennesima stratificazione di norme ma sia una riforma che consenta di riportare l’utilizzo del mezzo collettivo ad essere preponderante rispetto all’utilizzo del mezzo privato. Riformare il trasporto pubblico locale non significa soltanto sostituire il parco mezzi con mezzi a idrogeno o elettrici, significa anche diversificare il servizio in base alle esigenze delle persone e dei territori e creare un servizio di qualità.
La politica industriale portata avanti dal Governo per Alitalia è inadeguata e non ci trova d’accordo perché prospetta una azienda sottodimensionata rispetto ad una compagnia di bandiera che deve essere competitiva, al pari delle altre compagnie, su un mercato contendibile come lo è il nostro. Il piano industriale attuale della newco prevede l’avvio di una compagnia ridotta, non sufficientemente attrezzata per rispondere alle esigenze del Paese. La nostra battaglia continua, è ineludibile che la nuova Ita sia dotata di una flotta adeguata, con all’interno del proprio perimetro manutenzione, handling, slot di Linate e Fiumicino e brand. Inoltre deve essere tutelata e garantita la piena occupazione degli attuali dipendenti.
Serve una riforma dell’intero settore del trasporto aereo, attraverso la regolamentazione del mercato che è lasciato ai competitors stranieri, soprattutto alle compagnie low cost con finanziamenti pubblici erogati in modo poco trasparente, e questo è per noi inaccettabile.
Ancora, il nanismo si manifesta in tutta la sua criticità nella logistica, settore fondamentale per il nostro Paese, che ha garantito l’approvvigionamento di tutti noi, anche nelle fasi più critiche della pandemia. Aziende piccole, che contano in media 9 dipendenti, determinano un sistema di appalti e sub appalti volti soltanto al risparmio sui costi e non incentrati su logiche organizzative efficienti. Anche qui, la politica deve intervenire sul maggior dimensionamento aziendale e per regolare il sistema degli appalti. Bisogna agire sulla parità di trattamento economico in tutta la filiera, sia nel settore pubblico che in quello privato e bisogna introdurre regole prescrittive, richiamando la responsabilità in solido delle imprese sia pubbliche sia private, non solo per i mancati contributi versati dalle aziende appaltatrici ma anche per le situazioni di conflitto. È ora il momento per intervenire.
Il Sistema, la burocrazia di questo Paese deve cambiare e faremo delle battaglie per questo.
L’Europa deve essere madre e non matrigna. Troppe volte i Ministeri si nascondono dietro a disposizioni europee.
L’ansfisa prevede la soppressione della figura del capotreno, fondamentale per la sicurezza a bordo dei treni, noi siamo assolutamente contrari a questo.
Così come siamo contrari alla privatizzazione di Trenitalia, pertanto se dovesse essere questa la volontà dei vertici, la combatteremo come l’abbiamo combattuta in passato. Dobbiamo salvaguardare l’unicità dell’azienda.
Siamo una organizzazione solida, energica, che ha voglia di fare con l’obiettivo di migliorare, in primis le condizioni dei lavoratori e il superamento delle disuguaglianze.
I contributi offerti a questo Consiglio ci riempiono di orgoglio e ci rendono consapevoli della nostra forza e della nostra capacità di rappresentare i bisogni delle persone che si affidano alla Uiltrasporti. La crescita associativa registrata anche in una difficile fase come questa, conferma che siamo nella giusta direzione per quello che ancora dovremo fare.
Continuiamo ad essere un baluardo per la difesa dei diritti delle lavoratrici e dei lavoratori.
Grazie a tutti voi per quello che fate e per quello che farete, viva la Uil e viva la Uiltrasporti”.