Di Ivan Cerminara – Dipartimento Viabilità Uiltrasporti Nazionale
Il 17 settembre 2024, una delegazione della Uiltrasporti si è unita alla manifestazione di Strasburgo davanti al Parlamento Europeo, al fianco di oltre 700 Lavoratrici e Lavoratori giunti da tutta Europa per dire basta allo sfruttamento.
L’evento è stato organizzato dalle federazioni Sindacali Europee del settore delle costruzioni (EFBWW), la Federazione dei sindacati dell’alimentazione, agricoltura e turismo (EFFAT), e la Federazione europea dei Lavoratori dei trasporti (ETF).
L’obiettivo principale della protesta era chiedere alla Commissione Europea e al Parlamento Europeo, l’adozione di misure vincolanti per regolamentare i subappalti e l’intermediazione del lavoro, settori dove si verificano frequentemente pratiche di sfruttamento.
I sindacati hanno chiesto maggiori controlli e rigidità al fine di evitare il ricorso ai subappalti, l’eliminazione dell’intermediazione del lavoro non regolamentata, una maggiore frequenza ed efficacia delle ispezioni sul lavoro, soprattutto a livello transfrontaliero, maggior protezione
per Lavoratrici e Lavoratori migranti e mobili, che spesso subiscono condizioni di lavoro inique e retribuzioni più basse.
La manifestazione, grazie ai preziosi interventi delle Lavoratrici e dei Lavoratori, ha messo in evidenza le condizioni di sfruttamento derivanti dall’uso di catene di subappalti e dalla mancanza di regolamentazioni efficaci, con la speranza che il Parlamento e la Commissione Europea prendano provvedimenti concreti e mirati per migliorare la situazione lavorativa in tutta Europa.
Il problema dei subappalti è una questione sempre più complessa e coinvolge diversi aspetti legali, oltre ad essere (purtroppo) una pratica diffusa nei settori dell’edilizia, dei lavori pubblici, ingegneria e forniture industriali.
Nei subappalti affiorano tutte quelle “peculiarità” che sono la causa dello sfruttamento del lavoro ma anche di irregolarità contributive, con il mancato pagamento dei contributi previdenziali.
Tutto questo genera un inevitabile declino della qualità del lavoro, perché sempre più spesso le Aziende si affidano a imprese con costi inferiori, alimentando un sistema di dumping contrattuale che non solo limita le possibilità di altre imprese di poter partecipare agli appalti, ma si traduce nella solita mannaia che si abbatte sulle teste delle Lavoratrici e dei Lavoratori, privati delle dovute condizioni di lavoro, e del salario.
Le ripercussioni si riflettono inevitabilmente anche sulla sicurezza, poiché’ il subappalto aggirando norme contrattuali e regole sulla sicurezza, crea delle vere e proprie catene (i cosiddetti subappalti a cascata) difficili da monitorare.
Difatti la riduzione dei costi comporta il mancato rispetto delle norme, e genera maggiori fattori di rischio e di incidenti sui luoghi di lavoro.
La manifestazione del 17 Settembre ha ribadito, pertanto, la necessità di interventi concreti e urgenti da parte della Commissione e del Parlamento Europeo, per restituire la dignità sui luoghi di lavoro, per garantire la parità di trattamento economico e normativo, e porre fine allo sfruttamento delle Lavoratrici e dei Lavoratori.
Stop exploitation! No allo sfruttamento!
Nel corso della manifestazione a Strasburgo è intervenuta una lavoratrice nel settore multiservizi e delegata sindacale della Uiltrasporti Dora Mattia Rinaldo, di seguito il testo del suo intervento.
Lavoro in un appalto multiservizi, gli appalti comprendono appalti di pulizia, di manutenzione, facchinaggio, tutti i servizi strettamente connessi con le attività principali delle imprese committenti, spesso strettamente connessi e facenti parte e servizi pubblici essenziali.
Il mio settore è stato considerato essenziale per esempio durante la pandemia, quando siamo stati considerati eroi, siamo improvvisamente diventati IMPORTANTI; passati dall’invisibilità alla ribalta mediatica, ma la realtà di tutti i giorni è ben diversa ed è presto tornata a essere così quella realtà: dall’importanza all’invisibilità una volta finita la pandemia.
Ogni rinnovo di appalto le condizioni di lavoro peggiorano. I nostri appalti sono caratterizzati da un’alta intensità di manodopera, le aziende si fanno concorrenza fondamentalmente sui prezzi, sui costi, NOI SIAMO UN COSTO. La concorrenza è su di NOI, sul risparmiare sulla manodopera. I risultati sono sistemici aumenti di carichi di lavoro anche a discapito della sicurezza. I colleghi che lavorano in appalto di grandi vettori delle consegne a domicilio arrivano ad avere in un turno anche uno stop (punto di fermo per consegna) ogni tre minuti. Pensate che con ritmi così pressanti sia possibile rispettare il codice della strada?
Tutto il meccanismo tende, attraverso le catene di appalto, ad abbattere costi esternalizzando anche le attività principali e creando una serie di appalti che di fatto per poter avere un equilibrio economico taglia diritti alle lavoratrici e ai lavoratori impiegati.
Catene d’appalto, subappalti e la parcellizzazione di appalti e delle loro attività porta a pretendere lavoratori sempre più flessibili e costretti a lavorare spesso per poche ore al giorno come piccoli ingranaggi di una catena di montaggio con una forte penalizzazione reddituale e normativa. Io lavoro più ore dei miei colleghi assunti diretti, ho la paga inferiore a parità di mansioni (circa anche il 30%), ho meno diritti sulla malattia, sul diritto alla genitorialità, non ho contrattazione integrativa, ho un sistema di welfare peggiore.
Questo perché ho un contratto collettivo diverso rispetto al contratto di riferimento del settore ove opero, questo perché altrimenti costo troppo.
Nel settore dell’igiene ambientale e smaltimento dei rifiuti ci sono subappalti in cui ai lavoratori è applicato il contratto delle cooperative sociali: perchè?
Tutta questa condizione sfrutta la necessità di lavoro delle persone, in questi settori le percentuali di lavoratrici donne e di stranieri è alta, sono persone che accettano condizioni peggiori per lo stato di necessità.
A questo si somma l’utilizzo di agenzie interinali e intermediarie del lavoro che forniscono manodopera precaria, che pur di garantirsi la continuità del lavoro accettano continui ricatti data la facilità con cui si può estromettere dal lavoro un lavoratore interinale.
È necessario porre la dignità del lavoro al centro delle nostre politiche, serve responsabilizzare committenti di fronte alla gestione degli appalti: le basi economiche degli appalti devono essere congrue rispetto ai livelli occupazionali.
Come è possibile destinare sempre minori risorse per le medesime attività senza ledere i diritti dei lavoratori negli appalti ad alta intensità di manodopera? Se la contrattazione collettiva è un fondamento del nostro sistema serve dare dignità al lavoro attraverso anche la medesima applicazione contrattuale a tutta la filiera d’appalto garantendo le medesime condizioni a tutti i lavoratori impiegati evitando che si generino appalti al solo fine del risparmio sul costo del lavoro e sui diritti delle lavoratrici e dei lavoratori.
La libertà imprenditoriale non può ledere il nostro diritto ad avere una dignitosa retribuzione e pari diritti dei colleghi diretti delle imprese committenti.
Troppo spesso abbiamo assistito ad imprese che hanno generato appalti e catene di subappalti “aggressivi” spinti al massimo risparmio, alla massimizzazione del profitto che poi hanno lasciato macerie sociali con le lavoratrici e i lavoratori creditori di redditi mai percepiti se non dopo lunghe ed estenuanti battaglie legali.