Editoriale del Segretario Generale Uiltrasporti – Marco Verzari
Nel corso della storia del nostro Paese, il diritto di sciopero ha rappresentato uno degli strumenti fondamentali con cui le lavoratrici e i lavoratori hanno potuto far valere le proprie istanze e rivendicare diritti troppo spesso calpestati. Garantito dall’articolo 40 della Costituzione italiana, esso non è soltanto un diritto individuale, ma una leva collettiva di democrazia e giustizia sociale.
Eppure, negli ultimi tempi, sempre più spesso questo diritto viene messo sotto attacco, con argomentazioni che, dietro l’apparente esigenza di “garantire i servizi essenziali”, celano tentativi di depotenziare l’azione sindacale e limitare il conflitto sociale.
Non possiamo ignorare come ogni proclamazione di sciopero nel settore dei trasporti venga accompagnata da una narrazione allarmistica, amplificata in particolare da una parte del mondo politico, che tende a criminalizzare i lavoratori piuttosto che ascoltarne le ragioni.
Assistiamo a un pericoloso rovesciamento del paradigma: lo sciopero, che dovrebbe suscitare attenzione verso le condizioni lavorative e salariali, diventa invece il pretesto per nuovi irrigidimenti normativi, per sanzioni sproporzionate e per richieste di precettazione che sviliscono il confronto sociale, scoraggiando l’affluenza alle manifestazioni di lavoratori e lavoratrici, reprimendo così l’effetto e non curando la causa.
Nel mondo dei trasporti, che in particolare negli ultimi anni è sempre più colpito dalla precarietà, dalla liberalizzazione selvaggia, dalle esternalizzazioni e da un costante taglio al costo del lavoro, il diritto di sciopero non è un capriccio, ma è l’ultimo e unico strumento che i lavoratori e le lavoratrici hanno per far sentire la propria voce e chiedere sicurezza, stabilità, rispetto e investimenti pubblici reali.
Chi lavora su turni estenuanti, chi affronta condizioni climatiche e organizzative difficili, chi ogni giorno garantisce la mobilità del Paese, ha tutto il diritto di essere ascoltato, non criminalizzato.
La Uiltrasporti è sempre stata per una regolazione ragionevole dello sciopero nei servizi pubblici essenziali. Abbiamo sempre rispettato la legge 146/1990, i codici di autoregolamentazione, le procedure di raffreddamento e conciliazione. Ma non possiamo accettare che il rispetto delle regole diventi un alibi per imporre silenzi e sottomissione.
È inaccettabile che ogni vertenza venga ridotta a un problema di ordine pubblico, invece che riconosciuta come momento di confronto sociale legittimo. È pericoloso che si pretenda un sindacalismo addomesticato, buono solo a firmare ma non a protestare.
Difendere il diritto di sciopero significa difendere la Costituzione, la democrazia e la dignità del lavoro. Significa tutelare anche l’interesse generale, perché una società in cui i lavoratori non possono più protestare è una società destinata a indebolirsi, a perdere coesione, giustizia, futuro.
Noi continueremo a batterci per condizioni di lavoro migliori, per salari dignitosi, per la sicurezza e per un trasporto pubblico efficiente e accessibile a tutti. Ma lo faremo sempre nel rispetto di una libertà fondamentale: quella di alzare la testa quando serve. Difendere il diritto di sciopero non è una battaglia di parte. È una battaglia per tutti.