RIDARE DIGNITÀ AL PAESE, ALLE PERSONE, AL LAVORO.

Intervista al Vice Presidente della Commissione Trasporti alla Camera Andrea Casu 

Intervista al Vice Presidente della Commissione Trasporti alla Camera Andrea Casu 

Di Marta Pietrosanto e Pasquale Dagnello 

Onorevole Andrea Casu, vicepresidente della Commissione Trasporti alla Camera, prima di tutto ci presenta il ruolo e i progetti futuri della Commissione? 

Innanzitutto, grazie per questa intervista a voi e alla Uiltrasporti e a tutta la redazione della rivista per le strade d’Europa. Sono molto contento di partecipare a questa iniziativa e speriamo, attraverso questa intervista di accorciare la distanza fra il lavoro che portiamo avanti in Parlamento, che portiamo avanti in commissione e le lavoratrici e i lavoratori che attraverso i vostri canali seguono le nostre attività. Le commissioni sono al centro dell’attività legislativa, sono il luogo dove si entra nel merito delle questioni, tema per tema. Noi ci occupiamo di trasporti, poste e comunicazioni e cerchiamo di svolgere una funzione utile per istruire quello che è il lavoro dell’Aula. La Commissione è anche il luogo dove, attraverso le audizioni, attraverso un percorso anche di coinvolgimento, è possibile sentire le forze vive, le forze rappresentanti dei lavoratori, i rappresentanti delle imprese, altre realtà e chiedere loro un parere sui provvedimenti che portiamo avanti, è uno spazio indispensabile del lavoro parlamentare. E per me è un grande onore personale essere il Vicepresidente di una Commissione così importante. 

 In vista del progetto impellente di decarbonizzazione, sarà fondamentale implementare il servizio del trasporto pubblico condiviso, sostenibile e intermodale, a che punto siamo?  

La crisi del trasporto pubblico locale, purtroppo nel nostro paese, ed è sotto gli occhi di tutti, siamo in un momento di grandissima difficolta. L’ultimo rapporto Isfort ha fotografato molto bene la situazione, noi abbiamo dei grossi problemi e li abbiamo nonostante si stiano realizzando, grazie al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, grazie anche a tante strategie che questo governo ha ereditato dai governi precedenti, e grazie a investimenti senza precedenti proprio sul tema dei trasporti. Ma il tema noi lo sappiamo bene e voi lavoratori lo sapete meglio di tutti, non riguarda solo gli investimenti sulle strutture, sugli investimenti e sui mezzi, il tema è come garantire i servizi ai cittadini. I servizi ai cittadini camminano sulle risorse che sono messe a disposizione del personale e che sono messi a disposizione dei costi di gestione. Il fatto che non si stia portando a un aumento strutturale e consistente del Fondo Nazionale Trasporti che tenga conto almeno di due componenti indispensabili, una, quella dell’aumento dei costi di inflazione, ce ne accorgiamo tutti facendo la spesa o pagando il condominio, se ne accorge anche chi deve mandare avanti il trasporto pubblico locale delle nostre città. E l’altro, quello di garantire alle lavoratrici e ai lavoratori non solo il legittimo, necessario, doveroso rinnovo del contratto, ma anche quelle risorse che servono a evitare la fuga dal settore, in quanto esposto a condizioni estreme, questa credo sia una delle grandi priorità della politica. 

 Lei ha parlato di rivoluzione dei trasporti a due velocità. Quali sono i progetti per evitare che quindi una fascia della popolazione, quella più fragile, rimanga esclusa da questa rivoluzione dei trasporti?  

Questa Italia a due velocità è un’Italia che vede che da un lato noi viviamo nel centro delle nostre città, nel centro delle nostre regioni, nei luoghi dove è più immediato l’accesso anche alle nuove tecnologie, alle nuove opportunità, alle nuove possibilità, insomma, un diritto alla mobilità che offre sempre qualcosa di più. E poi vediamo invece che chi vive nelle aree esterne, nelle periferie si vede magari tagliato quell’ultima curva che consentiva di tornare a casa dopo l’università, o quella unica possibilità che si aveva la mattina con il trasporto pubblico di andare a lavorare o di poter portare i figli a scuola. Che cosa fa chi non ha un’alternativa? Ricorrere all’auto privata e se non ha soldi compra magari una vecchia auto che è inquinante, meno sicura e contribuisce a negativamente a tanti fattori. Pensiamo all’inquinamento, ma pensiamo anche al traffico che soffoca le nostre città. Per poter garantire un’alternativa bisogna mettere nelle condizioni chi gestisce, e pensiamo alle amministrazioni locali, alle imprese territoriali che gestiscono i servizi di trasporto pubblico locale, devono essere messi in condizione non dover tagliare per forza qualcosa, ma garantire i servizi efficienti su tutto il territorio nazionale. La priorità deve essere intervenire per far sì che chi è più escluso in questo momento abbia un rafforzamento e non un impoverimento delle opportunità.  

Uno dei nodi principali da risolvere per i lavoratori e le lavoratrici dei trasporti è quello delle aggressioni. Che risposte stanno arrivando dalle sperimentazioni introdotte per arginare questo fenomeno e cosa, secondo lei, si dovrebbe aggiungere? 

 Dobbiamo recuperare subito il tempo perduto, abbiamo tenuto troppo tempo fermo un protocollo importante che era stato siglato nell’aprile del 2022 dal precedente governo che metteva insieme imprese, sindacati, lavoratrici, lavoratori, tutti intorno allo stesso tavolo per dire, bisogna fare qualcosa di più per fermare queste aggressioni. Finalmente a settembre si sono mossi i primi passi, ma quello che si deve fare è sicuramente molto di più. Insieme al coordinamento dei circoli del Partito Democratico, delle lavoratrici e dei lavoratori dei trasporti abbiamo cominciato a elaborare un documento e cominciato a portare in giro sul territorio alcune proposte concrete. È chiaro che bisogna fare degli interventi che partono da un presupposto: chi è in prima linea, soprattutto il personale del frontline, non può essere da solo a fronteggiare tutte quelle che sono le difficoltà che si possono verificare, lì ci deve essere anche una presenza vera e forte della polizia ferroviaria, ci deve inoltre essere anche una disposizione degli spazi che garantisca maggiore sicurezza. In tante stazioni c’è un accesso ai binari che viene garantito senza nemmeno la presenza di un tornello che dissuada chi non ha il biglietto o chi non deve partire ad arrivare fino al direttamente al binario. È chiaro che, se chi è lì per svolgere la sua funzione si ritrova addosso tutti i problemi di quella città che magari proprio nelle nostre situazioni si vanno a concentrare, è esposto a un rischio ulteriore. E poi c’è la questione dell’organizzazione della disorganizzazione, la totale disorganizzazione. Non pensiamo solo ai guasti, pensiamo a quello che succede dopo il guasto, la mancanza di coordinamento delle informazioni, la difficoltà per ottenere informazioni sull’assistenza, le procedure troppo complicate per i rimborsi. Se noi non facciamo funzionare meglio tutta la macchina, esponiamo chi è in prima linea a prendere poi tutte quelle che sono, diciamo le reazioni alle mancate responsabilità di chi non dovrebbe esporre in quella maniera. Quindi è chiaro che bisogna fare tantissimo di più per rispondere alla vostra domanda, ma soprattutto bisogna avere ben chiaro che la questione della sicurezza delle lavoratrici e dei lavoratori del personale dei trasporti non può essere una questione che riguarda solo loro, è una questione riguarda tutti noi.  

L’ Obiettivo che si dà alla nostra organizzazione è Zero Morti sul Lavoro, lei cosa ne pensa? 

Il vostro obiettivo deve essere il nostro obiettivo. Sono numeri da bollettino di guerra su cui bisogna intervenire. Io penso questo, che c’è sicuramente un tema di regole da garantire e che queste regole devono essere rispettate da tutti, qualunque lavoratore deve avere il massimo di garanzie. Le preoccupazioni che si hanno su alcune situazioni sono verificate tra lavoratori in appalto e subappalto interrogano tutti noi su quello che deve essere fatto, ma soprattutto è un tema di controlli e quindi vedere non scorrere le graduatorie che servono a garantire la sicurezza sul lavoro e non riuscire ad avere un sistema efficace che riesca anche a segnalare, questo è un punto molto importante, soprattutto nel trasporto ferroviario, ma non solo. I risultati migliori nel mondo e in Europa si sono realizzati in termini di sicurezza quando si è introdotto il concetto della cosiddetta “just culture”, noi abbiamo un difetto culturale in Italia, tendiamo a segnalare un problema quando ormai è irrimediabile, cioè nel momento in cui tu hai avuto un incidente sul lavoro. Segnali che ha avuto un incidente. Ma per un incidente sul lavoro, per un problema sul lavoro, per un problema di sicurezza dovuto magari a un protocollo che stai applicando o al funzionamento di un macchinario spesso prima, ci sono decine, centinaia di situazioni in cui magari la lavoratrice e il lavoratore si accorge che è andato molto vicino ad un problema, ad un incidente, però dato che quell’incidente non si è realizzato nella maniera totale, tende a non denunciarlo, per paura di segnalare, sembra quasi un senso di colpa nei confronti di qualcosa che non è una colpa. E invece noi dobbiamo fare il contrario, perché ogni volta che un lavoratore segnala non un incidente ma un mancato incidente dovrebbe essere premiato perché sta segnalando qualcosa che già non funziona, non dovrebbe essere disincentivato. Quello che bisogna fare è agire prima di tutto sulla formazione che viene prima del lavoro e sul coinvolgimento di lavoratrici e lavoratori, cercando di creare quelle condizioni per dire a tutti se noi vogliamo raggiungere l’obiettivo zero morti dobbiamo avere gli occhi e le orecchie attentissime su tutto quello che accade e segnalare anche ogni impercettibile problema che avviene molto prima di un incidente. Quei paesi che hanno fatto questa scelta culturale sono riusciti a ottenere i risultati migliori e Io penso che anche l’Italia debba andare in questa edizione.  

Dal Nord al Sud Italia, il settore trasporti sarà notevolmente esposto a sollecitazioni visto l’appena iniziato Giubileo, cosa si è fatto e cosa si sarebbe dovuto fare in più, secondo lei, per rendere più funzionale il comparto? 

 Il Giubileo è una grande occasione non solo per Roma ma per l’intero Paese e milioni di persone che stanno arrivando rappresentano un’opportunità. Ecco, questo è uno di quei temi in cui le responsabilità devono essere collettive. Io penso che in termini di investimenti, anche in termini di tempi legati a quelle che sono gli interventi, stiamo vedendo mai come adesso a Roma, tante inaugurazioni e tanti interventi che stanno vedendo compimento proprio in questo momento e che si sia fatto molto, penso che però si sarebbe dovuto ragionare, e per tempo, su quelli che sono i finanziamenti che servono anche per i servizi. Cioè, nel momento in cui nella capitale, ma non solo, saremo investiti da milioni e milioni di viaggiatori in più e abbiamo già una crisi del trasporto pubblico locale, allora quell’intervento, diciamo, sistematico di potenziamento del Fondo Nazionale delle risorse per garantire servizi più efficienti era indispensabile farlo prima, non dopo, non durante perché non di sole infrastrutture vive, il trasporto vive di personale e ancora oggi siamo arrivati al 24 gennaio e l’accordo sul rinnovo del contratto, non è ancora stato perfezionato e quindi tutta quell’intesa che a dicembre era stata annunciata dal Ministro non si è ancora vista nelle buste paga delle lavoratrici e dei lavoratori. Questo non toglie che comunque dovremmo batterci in questi prossimi mesi per far sì che il ricordo di questo Giubileo sia un bel ricordo per l’intero paese e da questo punto di vista penso che sia molto importante che anche i sindacati, in particolare la Uiltrasporti che ha costruito un importante appuntamento su questo, stiano cercando di nutrire il confronto politico pubblico su questo tema, anche di dati, studi e confronti con le grandi esperienze internazionali.  

Sappiamo che lei ha ben presente la situazione appunto del trasporto pubblico locale, perché se ne è occupato spesso, un settore che necessita di più sicurezza, aumenti di salari e turni meno massacranti. Non ultimo il settore dove si attende un rinnovo contrattuale, sono previsti fondi per il settore nel prossimo futuro e quali azioni si pensa di intraprendere per risollevare un po’ il comparto? 

Io penso che sia indispensabile fare subito il rinnovo del contratto e che si debbano fare azioni di sistema. Non sono d’accordo, l’ho detto pubblicamente, sulla scelta che ha fatto questo Governo nella manovra finanziaria. Noi avevamo presentato tutta una serie di emendamenti per chiedere di dare più fondi al Fondo Nazionale del Trasporto Pubblico Locale perché pensiamo che viste anche le diseguaglianze che si sono non solo tra regioni, ma anche dentro le stesse regioni, tra il centro e la periferia di ogni singola, una regia nazionale sia oggi più che mai indispensabile anche nella destinazione delle risorse, nella definizione dei criteri, criteri che devono tenere conto non solo della storia ma delle esigenze che ci sono oggi per andare a colmare le diseguaglianze, invece di fare un passo indietro immaginando che una fiscalizzazione regionale possa essere la soluzione. Il tema è come facciamo ad affrontare la crisi del trasporto pubblico locale garantendo a livello nazionale di maggiori finanziamenti che servono? Il luogo era la Manovra, perché nella Manovra hai delle entrate e delle uscite e decidi quali sono le priorità. Questo governo ha scelto che la priorità è il progetto del ponte sullo stretto, operazioni spot, come costruire campi inutili in Albania e non ha deciso che la priorità era mettere i soldi sul trasporto pubblico locale. Hanno messo 120 milioni sul trasporto pubblico locale, solo il progetto del campo vuoto abbandonato, inutilizzato in Albania pesa 800 milioni. Noi dobbiamo cambiare l’ordine dei fattori, capire che le priorità dei cittadini oggi sono la sanità, la scuola, e i trasporti. Devono essere garantiti servizi pubblici, allora la priorità nel bilancio, nei soldi che pubblici che noi abbiamo l’onore e la responsabilità di gestire, deve essere basata su questo.  

Onorevole, cambiando argomento, Le chiediamo quali programmi e incentivi sono stati sviluppati per attrarre i giovani verso carriere del settore dei trasporti, tenendo anche presente l’evoluzione tecnologica e le nuove competenze richieste?  

Io penso che si debba e si possa fare molto di più per avvicinare i giovani, sicuramente garantire salari più alti; quindi, non solo rinnovo dei contratti e io anzi direi che più che incentivi ad avvicinarsi al mondo dei trasporti, in questo momento c’è un sistema che allontana i giovani dal lavoro nei trasporti, e spinge chi può a trovare un’alternativa e lasciare questo lavoro. Abbiamo anche un fenomeno di persone che ottengono un lavoro e si rendono conto delle condizioni e poi alla fine lo cambiano e lo lasciano, è un grosso problema. Sugli autisti e sui macchinisti, abbiamo un problema di costi delle patenti e della formazione e lì un po’ di azioni ti stanno facendo per cercare di coprire questi costi. Se esiste un settore dove c’è opportunità di lavoro è quello dei trasporti ma per garantire questa opportunità bisogna mettere nelle condizioni le ragazze e i ragazzi di questo paese di cogliere questa opportunità. Io penso che ci sia una questione che è ovviamente legata alla questione di trasporti e che forse è l’ostacolo numero uno all’ingresso dei giovani nel mondo dei trasporti, che il mondo dei trasporti è un mondo in movimento. È un mondo in cui tu acquisisci delle competenze che oggi possono servire nella tua città, ma domani possono servire in un’altra città del tuo paese o del mondo. E la domanda di lavoro può essere anche diversa. Se però noi abbiamo un sistema in cui c’è un’emergenza casa che blocca completamente le possibilità dei giovani, perché i giovani hanno uno stipendio che non consente di potere prendere un mutuo o di poter pagare un affitto, e anzi, questo Governo ha perfino tagliato quelli che sono gli incentivi e i fondi che servivano per sostenere la casa, che tra l’altro le responsabilità sono sempre le stesse, perché il Ministro che ha la delega alla casa è lo stesso che ha la delega ai trasporti; quindi, dovrebbe essere proprio lui a occuparsene. Io penso che se ci fosse una possibilità, magari legata al fatto che chi lavora nel mondo dei trasporti fa un lavoro indispensabile per garantire la mobilità, di vedere in qualche modo una possibilità anche di rendere compatibile il proprio salario con la possibilità di avere una casa nel luogo dove vai a lavorare. Da questo punto di vista questo sarebbe uno strumento veramente utile che avvicinerebbe le persone. Questo è il punto. Se noi riuscissimo ad avere per i giovani lavoratori e per le giovani lavoratrici dei trasporti delle politiche della casa più incentivanti, secondo me si potrebbero liberare veramente tutte quelle che sono le potenzialità di questo settore.  

Quali iniziative legislative sono in corso per migliorare la sicurezza e gli l’efficienza degli aeroporti italiani, considerando l’evoluzione delle tecnologie, le nuove sfide globali e l’aumento costante del traffico aereo? Sono previsti piani di investimento per l’ammodernamento delle infrastrutture aeroportuali al fine di aumentare la competitività degli scali italiani a livello europeo?  

È una grande sfida e noi non dobbiamo dimenticare che questo è un momento anche importante, non solo per l’Italia ma per il mondo, perché noi abbiamo avuto un momento molto difficile, siamo fermati per la pandemia, si è fermato tutto, adesso però siamo tornati a numeri addirittura superiori a quelli del pre-pandemia per quanto riguarda il numero di persone che viaggiano nei nostri aeroporti. Ma la condizione che vivono le persone negli aeroporti ce ne rendiamo ogni conto ogni giorno, a parte alcuni punti di eccellenza, aeroporti che sono anche premiati a livello internazionale, il sistema complessivo dell’esperienza aeroportuale, che è un sistema segnato da costi molto alti per i servizi, un problema con le pulizie, e un problema di coordinamento dei trasporti tra l’aeroporto e il resto della città. Il sistema dei parcheggi non è chiaro, ogni volta cambia completamente lo schema. Alcune cose sono comuni, molte cose sono estremamente diverse e in questa frammentazione c’è una percezione di un servizio che ha costi molto alti ma che non garantisce quelle che sono le risposte. Noi pensiamo che si debba cercare di guardare agli investimenti europei, alle attività legislative e agli interventi che saranno necessari. Ci sono grandi sfide culturali come la decarbonizzazione del trasporto aereo che ci devono vedere protagonisti. Però dobbiamo guardare a questi cambiamenti con gli occhi delle persone che entrano negli aeroporti e con gli occhi delle lavoratrici e dei lavoratori. Perché su chi preme tutto questo cambiamento, su chi preme tutta questa ripartenza, tutti questi numeri, tutti questi cambiamenti? Premono su tutte le donne e gli uomini che sono sottoposti a un carico di lavoro sempre più insopportabile. E da questo punto di vista ci dobbiamo anche interrogare su garantire a chi lavora nel trasporto aereo quelle possibilità che oggi sono legate da una situazione che li vede come anelli deboli di una catena in cui cresce costantemente la domanda, non ci si è ancora organizzati per garantire una risposta a questa domanda e chi va in sofferenza è il fattore umano, è invece il fattore umano, dovrebbe essere quello che noi presidiamo con maggiore attenzione e proprio per questo secondo me dovremmo cambiare punto di vista nella discussione sul trasporto aereo.  

 Visto che stiamo parlando di fattore umano, lo mettiamo in dialogo con un argomento molto impattante che è l’intelligenza artificiale, vorremmo sapere qual è la posizione della Commissione riguardo l’adozione di sistemi di intelligenza artificiale nel settore dei trasporti e quali misure si stanno considerando per garantire un utilizzo etico e sicuro di queste tecnologie? E in che modo l’intelligenza artificiale influenzerà il mercato del lavoro nel settore dei trasporti? Quindi, quali strategie si stanno pensando per mitigare gli impatti eventuali negativi che potrebbero avvenire sull’occupazione?  

A questa domanda posso rispondere come parlamentare, ma non come Commissione mi avete fatto una domanda che va al di là delle mie possibilità di risposta, perché dentro la Commissione ci sono rappresentanti di tutte le forze politiche e anche su questo tema, come legittimo, possiamo avere diverse. Io vi posso dare il mio contributo a questa discussione e vorrei partire proprio da un esempio che mi è venuto in mente visitando quel meraviglioso monumento alla tecnologia che è la torre di controllo dell’Aeroporto Internazionale di Fiumicino e in questa torre di controllo si può vedere la direzione da prendere per far lavorare insieme il fattore umano e il fattore tecnologico in una dimensione che consente all’uno di sostenere e aiutare l’altro a fare al meglio il proprio lavoro. Noi abbiamo una torre di controllo che consente nelle ore di punta a 80 velivoli di poter decollare e atterrare in una stessa ora. Ci sono dei professionisti umani che seguono tutte le operazioni con la propria capacità e la propria esperienza, la propria competenza, la propria professionalità. Ma al tempo stesso c’è anche un sistema automatizzato che segue tutte queste operazioni. E che cosa avviene se il sistema automatizzato fa un errore? Perché anche l’intelligenza artificiale può sbagliare, come può sbagliare purtroppo anche l’intelligenza umana. Si correggono l’un l’altro. E allora la direzione, su modello dell’Europa, è cercare di costruire un meccanismo sano in cui noi non rifiutiamo le innovazioni ma cerchiamo di integrarle mantenendo nel processo il ruolo chiave che deve avere l’uomo. Sa qual è il problema invece che sta venendo adesso? Su cosa ci sta schiacciando un po’ il mercato? Da questo noi dobbiamo rispondere con la forza di una politica che con la schiena dritta difenda i valori che abbiamo costruito in millenni di conquiste delle lavoratrici e dei lavoratori. Che abbiamo l’inverso, cioè noi non stiamo mettendo l’intelligenza artificiale al servizio dell’uomo, stiamo mettendo l’uomo al servizio di intelligenza artificiale. Stiamo facendo sì che siano meccanismi dell’intelligenza artificiale, magari non calcolati come si deve a tenere conto di quelle che sono le esigenze di lavoro. Noi non possiamo immaginare che sia l’intelligenza artificiale che ci guida e che decide il valore di ciò che noi facciamo. Noi dobbiamo fare sì che l’uomo, grazie all’intelligenza artificiale, si possa, come ha già fatto in fasi precedenti la nostra storia, liberare di determinati compiti, che possono essere svolti dalla macchina, mantenendo però quel ruolo guida che controlli anche la macchina nel momento dell’operazione; anche perché dietro l’intelligenza artificiale c’è sempre un uomo. Se l’intelligenza artificiale spesso sbaglia e perché noi gli abbiamo fatto la domanda sbagliata e la risposta non può essere di mettere noi uomini al suo servizio ma di mettere lei al servizio del nostro progresso.