Il caso del fallimento dell’azienda di camion elettrici Nikola Corporation
Di Enrico Casadei – Uil Ravenna
Negli ultimi anni, il settore dell’autotrasporto ha affrontato sfide significative legate all’impatto ambientale e alla crescente domanda di soluzioni di trasporto più sostenibili. Con l’obiettivo di ridurre le emissioni di gas serra e migliorare l’efficienza operativa, molte aziende stanno intraprendendo un percorso di transizione verso la mobilità sostenibile.
Ovviamente, le politiche governative giocano un ruolo cruciale. Incentivi fiscali per l’acquisto di veicoli a basse emissioni, investimenti in infrastrutture di ricarica e normative più severe sulle emissioni sono solo alcune delle misure che possono stimolare la transizione.
Tuttavia, la strada verso una transizione sostenibile nel settore dell’autotrasporto si presenta irta di ostacoli significativi. In questa fase di cambiamento radicale, il rischio di fallimenti aziendali è concreto, come dimostra la recente vicenda dell’azienda americana Nikola Corporation, un esempio emblematico delle difficoltà che possono emergere in questo complesso processo di trasformazione.
Nikola, un tempo salutata come potenziale rivoluzionaria del trasporto pesante grazie ai suoi ambiziosi progetti di camion elettrici e a idrogeno, si trova ora in una fase terminale, avendo dichiarato istanza di fallimento a seguito di una serie di scandali e risultati commerciali deludenti. La startup di Phoenix, Arizona, aveva inizialmente acceso grandi speranze nel settore, culminando in una quotazione in borsa nel 2020 che la valutava ben 29 miliardi di dollari. Tuttavia, questa euforia si è rapidamente dissolta di fronte a progetti abortiti, una significativa interruzione della partnership con Iveco, vendite che non hanno soddisfatto le aspettative e crescenti difficoltà finanziarie.
Un punto di svolta cruciale è stato lo scandalo che ha coinvolto il suo fondatore, Trevor Milton. Le sue promesse di tecnologie all’avanguardia si sono rivelate in gran parte infondate, con la clamorosa rivelazione che il primo prototipo funzionante era in realtà un’illusione, mostrato in movimento grazie a un semplice espediente. Questo inganno ha portato a un’indagine della SEC, all’accusa di frode e alla successiva condanna di Milton, con gravi ripercussioni sull’immagine e sulla credibilità dell’azienda.
Anche dopo l’uscita di scena del suo fondatore, Nikola non è riuscita a invertire la rotta. La domanda per i suoi veicoli è rimasta debole, problemi tecnici hanno continuato a manifestarsi e una gestione instabile ha reso vano ogni tentativo di rilancio. L’ennesimo colpo è arrivato nel 2023 con il richiamo dei camion elettrici a causa di problemi alle batterie, erodendo ulteriormente la fiducia degli investitori.
Come altre startup del settore dei veicoli elettrici che avevano promesso di rivoluzionare il mercato durante la pandemia Nikola ha dovuto dichiarare istanza di fallimento a causa dell’esaurimento dei finanziamenti, aggravato da un contesto macroeconomico sfavorevole caratterizzato da alti tassi di interesse e una flessione della domanda.
Per fortuna, in questa triste storia, l’azienda Lucid Motors (precedentemente nota come Atieva) casa automobilistica statunitense specializzata in auto elettriche, ha fatto un’offerta per acquisire la fabbrica Nikola in Arizona, e altri asset. La cifra in ballo sarebbe di 30 milioni di dollari, più altre compensazioni non monetarie, ma non sarà ufficiale finché il tribunale fallimentare non darà il benestare.
L’accordo non include nessuna tecnologia, elettrica o a celle a combustibile, sviluppata da Nikola. Ci sono però 300 dipendenti rimasti senza lavoro a cui sarà offerto un nuovo impiego.
Giova ricordare che, il caso di Nikola non è un caso isolato nel settore dei veicoli a idrogeno ed elettrici. Nel 2023, Fisker Inc., specializzata in veicoli elettrici, ha registrato ingenti perdite, seguite dalla dichiarazione di fallimento nel giugno 2024 e dall’approvazione del piano di liquidazione nell’ottobre successivo.
Stesse difficoltà ha avuto, Lordstown Motors, produttrice di pick-up elettrici; infine, nello stesso anno, anche Proterra Inc., attiva nel settore degli autobus elettrici e sistemi di propulsione, ha dichiarato istanza di fallimento a causa di una domanda rallentata e problemi nella catena di approvvigionamento.
In definitiva, la strada verso una completa transizione energetica nel settore dell’autotrasporto si preannuncia ancora lunga. Le recenti vicende, culminate nel fallimento di realtà come Nikola e di altre startup del settore, evidenziano le notevoli difficoltà economiche, tecnologiche e gestionali che le aziende si trovano ad affrontare in questa fase di profonda trasformazione. È plausibile, purtroppo, che nei prossimi anni si assista ad ulteriori fallimenti in un mercato in rapida evoluzione. Tuttavia, è fondamentale mantenere una prospettiva di speranza.
Nonostante le battute d’arresto, l’innovazione continua a progredire e la crescente urgenza di affrontare la crisi climatica potrebbe spingere altre aziende a trovare modelli di business sostenibili e vincenti. Ci auguriamo che, superate le attuali turbolenze, nuove realtà imprenditoriali, forti di tecnologie più mature e di una maggiore consapevolezza delle sfide, riescano finalmente a concretizzare quella visione di un futuro del trasporto più ecologico e sostenibile, portandoci verso un mondo in cui l’efficienza e il rispetto per l’ambiente viaggiano di pari passo.