Di Melania Tramontana – Uiltrasporti Calabria
Nel mondo del lavoro contemporaneo convivono contraddizioni profonde. Nonostante l’attenzione crescente a parole come inclusione, parità e diritti, molte richieste irragionevoli, pressioni inaccettabili e forme di discriminazione restano spesso invisibili ma radicate nella quotidianità. La Galleria degli Orrori, presentata durante l’evento Gate for Change a Roma il 25 e 26 giugno, svela queste realtà senza filtri né edulcorazioni.
Non si tratta solo di discriminazioni rivolte alle donne, evidenti con manifesti come “Cercasi donna non interessata ad avere figli” o “Cercasi madre con nonni full time”. La mostra denuncia un problema più ampio: il lavoro che chiede sempre di più, imponendo rinunce totali alla vita privata, ai rapporti affettivi e alla salute psicofisica. Manifesti come “Cercasi papà disposto a rinunciare ai suoi 10 giorni di congedo di paternità”, “Cercasi lavoratore temerario” o “Cercasi asociale senza vita affettiva o sociale” raccontano un modello lavorativo che ignora l’equilibrio necessario tra sfera professionale e personale.
In particolare, il tema della discriminazione di genere emerge come una ferita aperta. Nonostante i progressi formali, le donne continuano a fare i conti con l’aspettativa di una disponibilità incondizionata, unita al peso delle responsabilità familiari, rendendo quasi impossibile conciliare carriera e vita privata. Questo si traduce in un ambiente lavorativo che penalizza il talento femminile, limita le opportunità e costringe troppe donne a scelte dolorose tra lavoro e famiglia, alimentando disparità persistenti. Dall’altra parte, anche gli uomini che tentano di esercitare i loro diritti di paternità e una partecipazione più attiva alla vita familiare si trovano spesso isolati o marginalizzati, perpetuando stereotipi e mantenendo un modello culturale rigido e obsoleto.
La Galleria degli Orrori non è solo un’esposizione artistica o una denuncia: è uno stimolo a un dialogo intergenerazionale e a un confronto diretto tra lavoratori, sindacati, istituzioni e imprese. Solo mettendo in comune esperienze, difficoltà e proposte sarà possibile rivedere politiche di welfare, flessibilità e organizzazione del lavoro che rispondano alle reali esigenze di un mondo del lavoro in trasformazione.
Gate for Change, evento nato dai giovani per i giovani, incarna questa spinta propulsiva, invitando a trasformare l’indignazione in una volontà concreta di cambiamento. Il percorso che propone mira a costruire spazi di ascolto e azione condivisa, dove siano promossi diritti, equilibrio e inclusione, coinvolgendo tutti gli attori del sistema lavoro.
Il lavoro non può più essere sinonimo di rinuncia a sé stessi, ma deve diventare uno spazio di rispetto, dignità e piena realizzazione per tutte e tutti. Solo così sarà possibile costruire un futuro in cui nessuno sia costretto a scegliere tra la propria vita personale e la propria carriera.
La domanda finale — “Ti senti indignato/a?” — non è solo una provocazione, ma un appello forte a non restare spettatori, ma a diventare protagonisti attivi nella trasformazione di un mondo del lavoro più giusto, umano e inclusivo.