I paesi europei saranno chiamati a fare scelte decisive per il futuro del continente, anche il settore dei trasporti potrà subire ripercussioni.
Di Casadei Enrico – Uil Ravenna
La vittoria elettorale di Donald Trump rappresenta un ritorno storico alla Casa Bianca con potenziali impatti significativi sull’economia globale. Durante la sua campagna, Trump ha promesso di introdurre tariffe elevate, tagli alle tasse e una forte deregolamentazione, oltre ad una possibile uscita degli Stati Uniti da importanti accordi internazionali. Diversi esperti ritengono che gli effetti immediati di questo secondo mandato potrebbero essere limitati, ci sono preoccupazioni per le conseguenze sulle dinamiche commerciali e sui mercati finanziari.
Trump, infatti, ha già espresso l’intenzione di imporre una tariffa del 20% sui beni importati, che potrebbe raggiungere il 60% per i prodotti cinesi e persino un massimo del 2.000% sui veicoli messicani.
Questa situazione preoccupa gli analisti, poiché un aumento delle tariffe potrebbe portare a un aumento dei prezzi per i consumatori americani e a una riduzione delle spese.
Infine, l’incertezza sulle posizioni del neo presidente riguardo a conflitti internazionali come quelli in Ucraina e Medio Oriente potrebbe aumentare la volatilità economica nelle regioni interessate.
Ebbene in Europa quali sono le prospettive dopo la vittoria di Trump?
Da quanto emerge da diverse fonti, l’Europa vive in uno stato di forte preoccupazione. I leader europei si sono preparati al ritorno di Trump alla Casa Bianca, ma sono incerti su cosa aspettarsi; questi ha, infatti, minacciato più volte di imporre tariffe sui beni europei negli Stati Uniti, portando quindi l’UE a pensare alle contromisure da adottare. Le azioni del tycoon in passato si sono dimostrate imprevedibili e impulsive creando un clima di incertezza. Le sue politiche sull’estrazione di petrolio e gas preoccupano gli ambientalisti e la sua opposizione alla transizione verde potrebbe creare nuove tensioni tra Stati Uniti e UE.
In generale, possiamo dire quindi che i leader europei vedono la presidenza di Donald Trump come un problema da gestire, piuttosto che un’opportunità.
Gli stati europei dovranno molto probabilmente prepararsi ad una riduzione della presenza militare sul continente costringendoli di fatto ad investire di più nelle proprie capacità di difesa per sostituire il contributo statunitense. Inoltre, dovranno trovare il modo di finanziare tutto questo. Recentemente il rapporto Letta e il rapporto Draghi hanno indicato la strada da seguire per stimolare la crescita e la competitività. In definitiva, l’Europa dovrà agire collettivamente per mantenere stabilità economica e sicurezza sul continente.
Nel caso specifico, quali sono le previsioni per la nostra nazione?
La politica protezionistica di Trump, se attuata così come promesso in campagna elettorale, porterà ad un impatto negativo sull’export italiano verso gli Stati Uniti, influenzando la crescita prevista del Pil nel 2025 all’1,2%. L’Italia è particolarmente vulnerabile poiché è il principale esportatore europeo verso gli USA in vari settori. L’obiettivo di crescita del Pil del 2025 sarebbe quindi da rivedere a causa dei dazi e della debolezza dell’economia tedesca a cui l’industria dell’Italia settentrionale è indissolubilmente legata. Va aggiunto che le nuove regole del Patto di Stabilità UE di riduzione del rapporto deficit-Pil dello 0,5% all’anno, sarà difficile da rispettare data la mancata crescita prevista.
Sul piano diplomatico, il tentativo del governo italiano di avvicinarsi agli Stati Uniti potrebbe portare vantaggi, come un aumento degli investimenti americani, ma presenta anche notevoli rischi. Una stretta alleanza con gli USA potrebbe isolare l’Italia all’interno dell’Unione Europea, compromettendo la sua capacità di negoziare accordi vantaggiosi con le altre grandi potenze economiche. Le dinamiche geopolitiche rendono la situazione ancora più complessa, poiché l’Italia potrebbe trovare difficoltà a mantenere buone relazioni commerciali con paesi come Cina e Russia se troppo allineata agli Stati Uniti.
In buona sostanza, il futuro economico italiano risulta incerto, con la necessaria cautela di rivedere al ribasso gli obiettivi di crescita e di riduzione del deficit; il Belpaese dovrà trovare un giusto equilibrio tra gli interessi americani e le proprie esigenze all’interno dell’UE, promuovendo innovazione e diversificazione per affrontare il futuro.
Alla luce di quanto detto fino ad ora vediamo quali potranno essere le conseguenze per il settore dei trasporti.
Un’altra presidenza Trump non sarà accolta con favore dagli importatori ed esportatori statunitensi.
Come è già stato ampiamente illustrato l’applicazione e l’aumento dei dazi doganali dovrebbe causare una riduzione delle importazioni e quindi dei volumi del trasporto internazionale.
Il trasporto marittimo potrebbe essere un altro settore a subire una contrazione dei volumi a causa dei dazi imposti, ad esempio nel 2018 l’aumento dei dazi delle merci cinesi portò all’aumento dei costi dei noli del trasporto marittimo di oltre il 70%.
La conclusione che possiamo trarre è che la volatilità e l’incertezza nel mercato del trasporto di oggi non potranno che aumentare con l’amministrazione Trump.
Gli unici settori che avranno un vantaggio saranno le imprese che trasportano all’interno degli Stati Uniti (a parte quelle che servono i porti) ed i piccoli operatori logistici nazionali.
Tra i penalizzati ci sono le realtà che svolgono trasporto internazionale, sia marittimo che aereo, compresi gli spedizionieri.
Quindi la vittoria di Trump è positiva o negativa per l’Italia?
Cerchiamo di ricapitolare brevemente il nostro ragionamento.
L’aumento delle tariffe imposte da Trump potrebbe portare a una riduzione del PIL europeo, con l’Italia tra i Paesi più colpiti.
Inoltre, il piano di Trump di aumentare i dazi non solo potrebbe compromettere l’economia europea, ma sarebbe anche in linea con una visione sovranista che favorisce il protezionismo economico.
Molti commentatori politici nostrani hanno celebrato il risultato delle elezioni americane senza considerare gli effetti negativi sui settori economici, specialmente l’export, che è cruciale per il nostro paese.
Tuttavia, l’entusiasmo potrebbe rivelarsi affrettato, dato che l’inflazione dei dazi colpirà soprattutto le classi medio/basse, aumentando così le difficoltà già presenti.
Infine, si evidenzia come oggi la politica si sia trasformata oramai in una sorta di tifo da stadio, dove il dibattito razionale è spesso sostituito da ideologie irrazionali, portando le persone a festeggiare senza una comprensione chiara delle implicazioni del loro supporto.