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Mantenere un figlio in Italia 

Mantenere un figlio in Italia 

Della Uiltrasporti Umbria 

Secondo i calcoli di Bankitalia, eseguiti sulla base di dati raccolti tra il 2017 e il 2020 su nuclei composti da due adulti e uno o più minori, una famiglia italiana spende in media 640 euro al mese per mantenere un figlio. In sostanza un terzo delle spese familiari, ma in alcuni casi si arriva a una percentuale che oscilla tra il 40 e il 70% del bilancio familiare, se ne va per il mantenimento di ogni minore a carico. 

 Nel dettaglio il calcolo delle uscite tiene conto dei consumi specifici per varie fasce d’età che spaziano dagli alimenti per i neonati fino ai costi scolastici aggiunti alla ripartizione delle spese generali come abitazione, alimentazione, bollette, trasporti, tempo libero. 

6 genitori su 10 dichiarano di rinunciare ad acquisti per sé come l’auto nuova, il ristorante o le visite mediche e 3 su 10 si vedono costretti a imporre limitazioni ai figli sull’acquisto di smartphone, scarpe, viaggi di studio, corsi di studio. 

Le spese per i figli pesano, soprattutto, sul bilancio familiare dei genitori under 30 e sulle famiglie monogenitoriali che spesso non hanno una situazione economica stabile; tuttavia, non va dimenticato che ci sono anche alcuni bonus, come il bonus libri, il bonus mensa, il bonus asilo nido, il bonus campus estivo che vanno incontro alle esigenze di chi ha figli in età scolastica. 

Differenze tra nord, centro e sud 

Anche se non esistono dati specifici in merito, è possibile comunque fare un raffronto tra i diversi costi di un figlio nelle varie regioni d’Italia prendendo come riferimento la spesa media per l’asilo nido. ll costo medio di un asilo privato a tempo pieno si aggira in Italia attorno ai 620 euro mensili. A Milano si arriva a 756 euro al mese, segnando un aumento rispetto alla media nazionale del 22%. Al Sud si trovano gli asili meno cari: a Palermo un’ora nel nido costa circa 2,09 euro per una frequenza di 10 ore settimanali, a Napoli 2,75 euro contro i 3,84 euro di Milano. 

Pertanto, si ha la conferma di come nel Nord il costo di un figlio risulti maggiore che in altre parti d’Italia mentre il costo per avere e mantenere un figlio nelle regioni del Centro Italia non si discosta sensibilmente da quello del Nord.  

Anche guardando i dati relativi ai rincari nel 2022 si nota come il Molise sia la regione più “conveniente” d’Italia, seguita da Basilicata, Puglia, Calabria e Campania.  

Generalizzare comunque è rischioso, infatti, le recenti impennate dell’inflazione stanno livellando il carovita in tutta la Penisola con un Sud che, secondo le ultime rilevazioni Istat, guidava nel dicembre scorso i rincari.  

Da ultimo va tenuto conto del fatto che se al Sud il costo della vita può essere inferiore rispetto al Centro-Nord, inferiori sono anche gli stipendi. Il che fa dedurre che il costo di un nido privato incide per oltre 1/5 del reddito medio annuo di un nucleo familiare al Nord come al Sud. 

Quanto costa avere un figlio fino a 18 anni 

Nei costi di mantenimento di un figlio vanno considerati anche quelli che riguardano la preparazione alla nascita che variano dai i 5.600 e i 19.300 euro che si differenziano a seconda di quanto una famiglia ha voglia e possibilità di sostenere determinate spese.  

Crescendo in testa alla classifica delle voci che incidono maggiormente sui costi da sostenere per mantenere un figlio ci sono l’abbigliamento (63%), i testi e libri scolastici (51%), scarpe, borse e accessori e attività sportiva (48%), i pasti fuori casa (46%), seguite dal materiale scolastico, le spese mediche, lo svago e la mobilità (tutti al 45%). 

L’Osservatorio di Federconsumatori ha conteggiato a fine 2021 che crescere un figlio in Italia da 0 a 18 anni comporta una spesa media di 175.642,72 euro, oltre 7 mila euro l’anno. Analizzando circa 150 voci, è stato rilevato come al crescere dell’età crescano anche le spese. Se fino ai tre anni, infatti, si spendono per un figlio tra i 10mila e i 25mila euro, dai 4 ai 5 anni la cifra varia tra 10mila e 27mila euro, dai 6 agli 11 anni tra i 28mila e i 48mila euro e dai 12 ai 18 anni tra i 45mila e i 74mila euro. 

Quanto costa avere un figlio da soli 

Il costo medio di 640 euro mensili calcolato da Bankitalia per il mantenimento di un figlio è riferito a una famiglia composta da due genitori e uno o più minori ma non va dimenticato che esistono anche famiglie monogenitoriali dove spesso è la donna a dover mantenere un figlio con un unico stipendio. Per di più per un genitore single i costi lievitano. A incidere sono soprattutto le spese legate alla mancanza di una seconda figura che possa essere di supporto nell’occuparsi del figlio. Nel budget mensile pesano quindi i costi di asili nido, baby-sitter, corsi pomeridiani, campi estivi e quant’altro possa venire incontro alle esigenze di una madre lavoratrice. Non sempre le spese di mantenimento di un figlio per una madre single rientrano nelle prestazioni sociali agevolate erogate dallo Stato per le famiglie richiedenti e quindi, molto spesso, sono a carico del genitore unico o affidatario al 100%. 

Tuttavia a sostegno delle mamme sono previsti diversi bonus in base alla loro condizione lavorativa: 

Bonus mamme disoccupate:  

Il Bonus mamme disoccupate (concesso ai sensi dell’art. 74 della legge 26 marzo 2001, n. 151) è una prestazione assistenziale concessa dai Comuni e pagata dall’INPS, pensata proprio per le neo-madri a basso reddito che non hanno alcuna copertura previdenziale oppure entro un determinato importo fissato annualmente e che non sono già beneficiare di altro assegno di maternità INPS ai sensi della legge 23 dicembre 1999, n. 488 

La prestazione di maternità può essere richiesta al Comune entro sei mesi dalla data del parto o dall’ingresso del minore in famiglia. 

Bonus madri lavoratrici: 

Di tale bonus possono usufruirne coloro che operano nel settore pubblico o privato e detengono contratti a tempo indeterminato, compresi quelli part-time.  

Si tratta di uno sconto fino a 3mila euro all’anno sui contributi previdenziali rivolto alle mamme lavoratrici con almeno due figli a carico. In altre parole, dovrebbe tradursi in un aumento in busta paga pari a circa 70 euro al mese (somma che, in alcuni casi, potrebbe aumentare fino a 140 euro). In sostanza, il bonus mamme costituisce una decontribuzione del 9,19% del totale dello stipendio. 

Per poter ottenere il bonus mamma è fondamentale fare richiesta, in quanto non viene erogato in maniera automatica. Ecco che, quindi, le madri lavoratrici dovranno fare presente al datore di lavoro (o direttamente all’Inps) l’intenzione di beneficiare del bonus, allegando i dettagli sui figli inclusi i codici fiscali. In risposta, i datori di lavoro sono autorizzati a includere nell’elaborazione delle buste paga l’agevolazione fiscale dedicata alla dipendente. 

Quanto fin ora detto trova riscontro nei dati relativi al calo demografico, infatti il 69,2% degli italiani dichiara di non fare figli per ragioni legate prevalentemente alla sfera economica e quindi per gli elevati costi da sostenere che, considerato l’aumento generale dei costi della vita e dell’inflazione, è in proporzione troppo alto rispetto allo stipendio percepito. 

Il 2023 segna un nuovo record storico nel calo delle nascite, che scendono a 379mila da 393mila dell’anno precedente. Il tasso di natalità è in calo nel 72% dei comuni; in 6 su 10 è inferiore alla media nazionale. Meno di 1 su 10 supera la media Ue. 

 -197mila nati in Italia nel 2023 rispetto al 2008.