RIDARE DIGNITÀ AL PAESE, ALLE PERSONE, AL LAVORO.

Nuovo cuneo fiscale: un ginepraio in cui è difficile districarsi.

Nuovo cuneo fiscale: un ginepraio in cui è difficile districarsi.

Caos buste paga: chi trae vantaggio e chi ne risente a causa del nuovo cuneo fiscale.

Di Enrico Casadei – Uil Ravenna

La nuova riforma fiscale, che ci viene presentata come un passo verso il progresso e l’equità, in realtà cela insidie per le categorie più deboli. È un provvedimento che, sotto il velo di buone intenzioni, si rivela in realtà un attacco diretto ai lavoratori più poveri, coloro che già lottano quotidianamente per arrivare a fine mese.

La UIL aveva già ampiamente criticato la manovra di Governo che ci aveva portato nelle piazze italiane per lo sciopero generale del 29 novembre. È dovere di un sindacato, infatti, proteggere i soggetti più vulnerabili.

Inoltre, riflettiamo sulle conseguenze a lungo termine di questa riforma. Un sistema fiscale che penalizza i lavoratori più poveri non solo aumenta le disuguaglianze, ma mina anche la coesione sociale.

Venendo quindi alla riforma, presentata come la principale misura della legge di Bilancio 2025, si rivela un intervento che, sebbene possa sembrare vantaggioso per alcuni, in realtà amplifica le disuguaglianze e penalizza una larga parte della popolazione lavorativa.

Vediamo brevemente le novità introdotte nella riforma.

Per l’anno 2025, il calcolo diventato più complesso, ora si basa sull’imponibile fiscale, ed include anche eventuali altri redditi oltre a quello da lavoro dipendente.

Sono state previste due misure distinte per il calcolo:

1. Bonus con percentuale decrescente in base al reddito:

· 7,1% per redditi fino a 8.500 euro;

· 5,3% per redditi tra 8.501 e 15.000 euro;

· 4,8% per redditi tra 15.001 e 20.000 euro.

2. Detrazione:

· Fissa, pari a 1.000 euro per redditi da 20.001 a 32.000 euro;

· Variabile per redditi compresi tra 32.001 e 40.000 euro, con un meccanismo per il quale la detrazione di 1.000 euro viene proporzionalmente ridotta fino ad azzerarsi al raggiungimento della soglia massima prevista.

Questa nuova modalità di calcolo introduce una maggiore complessità e variazioni significative nei benefici fiscali a seconda del reddito complessivo del lavoratore.

Chi ci guadagna da questo taglio del cuneo fiscale per l’anno 2025?

Simulazioni Irpef 2025 redditi da lavoro dipendete rispetto al 2024, nel calcolo non sono comprese le addizionali regionali e locali

Il taglio del cuneo previsto dall’ultima legge di Bilancio beneficia principalmente i lavoratori dipendenti con redditi annuali tra i 35.000 e i 44.000 euro, che l’anno scorso erano esclusi da questa misura. Questi lavoratori potranno ottenere vantaggi annuali fino a 1.000 euro, a seconda della posizione nella fascia di reddito. Circa 2 milioni di lavoratori trarranno qualche vantaggio da questa misura, ma non lasciamoci ingannare, perché 12,3 milioni di italiani non vedranno alcun tipo di miglioramento in busta paga. Inoltre, ben 805.000 lavoratori subiranno perdite, e 310.000 perderanno benefici precedentemente disponibili a causa della nuova considerazione del “reddito complessivo” da parte del governo.

Le maggiori perdite, si registrano, infatti, tra i lavoratori con redditi più bassi, in particolare quelli con un imponibile annuo compreso tra 8.500 e 9.000 euro. Questi lavoratori perderanno il trattamento integrativo di 1.200 euro, che è previsto solo se l’imposta lorda supera la detrazione per lavoro dipendente, fissata a 1.955 euro, ridotta di 75 euro, quindi a 1.880 euro. Sebbene questa regola non sia una novità normativa, i lavoratori con un imponibile previdenziale in questa fascia di reddito, non beneficiando più del taglio del cuneo contributivo, risulteranno incapienti nel 2025. Di conseguenza, non riceveranno il trattamento integrativo che invece avevano percepito nel 2024, subendo così un significativo svantaggio economico.

Penso, quindi ad esempio, ai tanti lavoratori delle pulizie, spesso invisibili ma fondamentali per il funzionamento della nostra società, che hanno contratti part-time di poche ore.

Molti di loro si collocano in fasce di reddito basse, spesso tra 8.500 e 9.000 euro, pertanto con l’introduzione del nuovo calcolo, si troveranno a perdere il sostegno economico di cui avevano bisogno. La perdita del trattamento integrativo di 1.200 euro, che era un aiuto fondamentale per affrontare le spese quotidiane, rappresenta un duro colpo per queste famiglie già in difficoltà.

È evidente che, mentre un ridotto numero di lavoratori trae vantaggio da questa misura, la maggior parte della forza lavoro italiana rimane esclusa dai benefici.

In conclusione, in un contesto economico già difficile, dove il costo della vita continua a salire e le disuguaglianze sociali si ampliano, è inaccettabile che una riforma fiscale si concentri su una ristretta fascia di reddito, trascurando le reali necessità di milioni di lavoratori.