Il Segretario Generale della Uiltrasporti Claudio Tarlazzi ha partecipato questa mattina ad Ancona alla tavola rotonda dal titolo “La prevenzione partecipata: il ruolo delle parti sociali” organizzata da Inail nell’ambito della seconda tappa del Forum della prevenzione – Made in Inail, dedicata alla sicurezza in ambito portuale.
Al confronto, moderato da Guglielmo Loy, Presidente del Consiglio di Indirizzo e Vigilanza Inail, hanno partecipato anche Loredana Longin, Segretaria regionale Cgil Marche, Stefano Aguzzi, assessore regionale Marche, Rodolfo Giampieri, Presidente di Assoporti, Pierluigi Bocchini, Presidente Confindustria Ancona, Danilo Santini, Presidente Comitato di Coordinamento Inail Marche.
Nel corso dei suoi interventi il Segretario Generale Claudio Tarlazzi ha sottolineato la centralità del settore portuale nello sviluppo economico del Paese, guardando soprattutto al ruolo del lavoro all’interno di questo ambito.
“Il modello portuale – ha detto Tarlazzi – è un modello da esportare perché ha saputo mantenere centrale nel tempo il coinvolgimento dei lavoratori, tanto che le parti sociali per diverso tempo hanno avuto una rappresentanza all’interno dei comitati portuali, fondamentali per indicare gli indirizzi di sviluppo, ma anche la gestione del lavoro.
Il mondo portuale – ha proseguito il Segretario Generale – si è sviluppato perché si è puntato sulla qualità del lavoro, attraverso ad esempio l’obbligo dell’applicazione del contratto unico dei porti per operare in ambito portuale, ma anche con l’introduzione sella figura dell’Rls di sito, una grande intuizione avuta nel 2008 fondamentale per coordinare gli Rls e operare in tutti i settori interferenziali che ci possono essere nei porti. Elementi importanti che hanno contribuito alla costruzione di una sorta di democrazia industriale per una concorrenza regolata che puó ridurre gli infortuni e che andrebbe esportata anche in altri settori.
Come parti sociali abbiamo fatto molto in questi anni, ma dobbiamo ora dare nuova energia a quanto fatto, aggiornando ad esempio il decreto 272, particolarmente necessario per collegare le responsabilità nel lavoro a bordo nave e a terra.
Negli anni il lavoro nei porti è cambiato – ha continuato Tarlazzi – ed è diventato sempre più specializzato soprattutto grazie all’innovazione, ma i rischi sono ancora tanti perché il mondo portuale è un mondo complesso dove si possono sviluppare molti incidenti anche mortali. La tecnologia aiuta ma è sempre l’uomo al centro dei processi produttivi nei porti. Le criticità non sono cambiate perché le condizioni microclimatiche rendono ancora oggi il lavoro portuale particolarmente rischioso. Anche l’età avanzata, insieme allo stress e alle condizioni microclimatiche, aumenta il rischio di infortuni e per questo abbiamo lavorato ad un fondo per l’anticipo pensionistico, ma aspettiamo ora l’attuazione di questo fondo per noi fondamentale.
Grazie a quanto fatto fino ad ora, nei porti ci sono tutti gli strumenti per agire sugli elementi che possono portare a maggiore sicurezza, ora dobbiamo aggiornare e potenziare quanto messo in campo, evitando il depotenziamento di questo modello. Pensiamo ad esempio alla volontà di rendere privatistica la natura delle Autorità di sistema portuale con il rischio di far venire meno la loro caratteristica di terziarità”.
A conclusione del proprio intervento Tarlazzi ha formulato due importanti richieste per l’Inail: “l’Istituto – ha concluso Tarlazzi – dovrebbe entrare a far parte dei comitati di igiene e sicurezza per dare impulso a questo strumento fondamentale, dovrebbe poi determinare un codice ateco specifico per il lavoro portuale, per fare chiarezza finalmente e poter ananlizzare meglio il settore portuale”.