RIDARE DIGNITÀ AL PAESE, ALLE PERSONE, AL LAVORO.

Ue: tassa porti; Sindacati, servono risposte da Governo. A rischio sistema

Ue: tassa porti; Sindacati, servono risposte da Governo. A rischio sistema

Roma 17 dicembre – “È evidente la volontà della Commissione europea di voler stravolgere l’assetto giuridico delle nostre Autorità di sistema portuale, indirizzandolo verso la configurazione di impresa pubblica oppure di Ente pubblico economico”. Così Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti sul nuovo pronunciamento dell’Ue sugli aiuti di stato per i porti, spiegando che “la Direzione Generale per le concorrenza va ben oltre le contestazioni riguardanti l’esenzione del pagamento dell’imposta sui canoni demaniali da parte delle AdSP, contestando ora anche la tassa di ancoraggio e sulle merci sbarcate ed imbarcate, definendole attività economiche”.

“La Commissione – proseguono le organizzazioni sindacali – insinua che il nostro mercato portuale sia in concorrenza con quelli della logistica ferroviaria o aeroportuale e lo fa senza tenere conto che in Italia c’è la legge 84/94 sui porti a controllare e regolare il mercato. Con questa decisione, in maniera maldestra, si cerca di azzerare la legge speciale sulla portualità e si rischia di radere al suolo l’intera struttura normativa e legislativa esistente, annientando decenni di lavoro e di lotte per la salvaguardia dei lavoratori portuali e la regolamentazione di un mercato particolare quale quello dei porti”.

Secondo Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti “è sbagliato paragonare il nostro sistema a quello degli altri paesi dell’Unione dove i porti sono delle vere e proprie imprese perché offrono servizi. Ancora oggi è evidente la sottovalutazione con cui i nostri governi hanno dal 2012 affrontato tale criticità e, conseguentemente, non sono stati per niente convincenti sulle sostanziali diversità tra noi e l’Europa”.

“Ora più di prima – chiedono infine le organizzazioni confederarli dei trasporti – è necessario ed urgente un incontro con il Mit per capire quali sono le azioni programmate a difesa dei nostri porti e del bene pubblico. È tempo di agire e di farlo in fretta, anche perché l’ultimo pronunciamento dell’Ue prevede l’adozione dal 2022, termine entro il quale l’Italia dovrà adeguarsi”.