del Segretario Generale Uiltrasporti – Marco Verzari
Negli ultimi mesi si è riaperto, con toni sempre più insistenti, il dibattito sulle ipotesi di privatizzazione di alcune delle principali infrastrutture del Paese. Porti, autostrade, ferrovie, vengono nuovamente messi sul tavolo come strumenti di “razionalizzazione” o “valorizzazione” economica. Ma dietro queste parole si cela un rischio concreto: quello di consegnare al mercato funzioni strategiche e servizi essenziali per lo sviluppo del Paese e per la vita quotidiana dei cittadini.
Le infrastrutture non sono semplici asset economici. Sono il tessuto connettivo che unisce territori, persone e filiere produttive, rappresentano una delle principali espressioni di democrazia per un paese. Ogni decisione che ne modifica la governance o la proprietà deve essere valutata alla luce dell’interesse collettivo, non dei bilanci di breve periodo.
La storia recente ci insegna che le privatizzazioni, quando non accompagnate da una visione strategica e da un controllo pubblico forte, hanno prodotto peggioramenti del servizio, riduzione degli investimenti, precarizzazione del lavoro e aumento dei costi per i cittadini.
In un momento storico in cui l’Italia deve affrontare le sfide della transizione ecologica, della digitalizzazione e della coesione territoriale, dismettere quote di controllo in settori chiave significherebbe indebolire la capacità dello Stato di orientare lo sviluppo e garantire equità.
Non è la cessione al privato che genera efficienza: è la buona gestione, la trasparenza, la partecipazione e la valorizzazione del lavoro. Occorre investire, non vendere. Occorre programmare, non improvvisare. Occorre rafforzare la dimensione pubblica, non svilirla.
La Uiltrasporti da sempre difende un principio chiaro: non può esserci modernizzazione senza giustizia sociale e senza tutela del lavoro. Ogni processo di riorganizzazione deve dunque garantire la salvaguardia occupazionale e contrattuale dei lavoratori coinvolti, gli standard minimi di sicurezza e manutenzione e il mantenimento di un controllo pubblico sulle scelte strategiche e sugli investimenti.
Svendere il patrimonio infrastrutturale nazionale per fare cassa sarebbe un errore grave e miope. Al contrario, serve un grande piano pubblico di rilancio dei trasporti e della logistica, che metta al centro le persone, la sostenibilità e l’efficienza del sistema nel suo insieme.
Vogliamo che si apra un confronto vero tra Governo e parti sociali prima di assumere decisioni che potrebbero compromettere il futuro di interi settori. È necessario definire un modello di governance che garantisca partecipazione, investimenti e tutela dell’interesse nazionale, evitando che logiche di profitto a breve termine prevalgano sul bene comune.
Il Paese ha bisogno di infrastrutture solide, pubbliche e moderne. Non di nuove privatizzazioni, ma di una nuova e vera responsabilità pubblica.



