Roma, 6 dicembre. Si mobilita anche l’indotto dei servizi in appalto che ruota intorno agli stabilimenti, Ex Ilva, ArcelorMittal di tutta Italia, contro 6.300 esuberi ipotizzati dal colosso indiano al tavolo con le federazioni di categoria del comparto metalmeccanico.
I tagli dei posti di lavoro e della produzione dell’acciaio si ripercuotono inevitabilmente nel sistema esternalizzato dei servizi, dove complessivamente operano 6mla addetti, distribuiti nei settori delle pulizie industriali, della ristorazione, della vigilanza – circa 5mila solo nello stabilimento tarantino – oltre alle centinaia di addetti impiegati nelle attività riferite ai comparti alberghiero, distribuzione commerciale e lavanderie, riconducibili ai servizi funzionali dell’impresa.
I sindacati di categoria hanno, quindi, proclamato per martedì 10 dicembre due azioni di sciopero di 24 ore indette da Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltrasporti, per i lavoratori delle aziende in regime di appalto nel settore servizi di pulizia e servizi integrati/multiservizi, e da Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs, per i lavoratori addetti ai servizi di ristorazione e vigilanza.
La manifestazione dell’intero indotto dei servizi in appalto confluirà nella iniziativa unitaria Cgil Cisl Uil già programmata a Roma in Piazza Santi Apostoli.
I sindacati esprimono grande preoccupazione sul piano industriale presentato da ArcelorMittal ad appena un anno dall’insediamento e dalla stipula del contratto di affitto per la gestione dell’impianto siderurgico.
L’ipotesi del taglio di 6.300 posti di lavoro e della produzione dell’acciaio coinvolge direttamente anche i lavoratori degli appalti che, sin dalla estate scorsa, hanno subìto la perdita di numerosi posti di lavoro e drastiche riduzioni delle ore lavorate e delle retribuzioni.
Per i sindacati è assolutamente prioritario lavorare congiuntamente per la realizzazione di una fabbrica ecosostenibile in Italia, che assicuri una prospettiva di serenità futura e garanzie in termini di sicurezza e salute alle migliaia di lavoratori e lavoratrici che quotidianamente entrano negli stabilimenti ArcelorMittal di tutta Italia, spesso per uno stipendio al limite della sopravvivenza.