From the Tracks to Brussels: Railway Workers and Policymakers in Dialogue
Dialogo tra ferrovieri e politici
Di Fabio Lisco – Dipartimento Nazionale Mobilità
Il complicato contesto economico e sociale europeo sta mettendo a dura prova i lavoratori tutti, compresi i ferrovieri europei che stanno subendo gli aumenti dei prezzi e molti diritti messi in discussione attraverso attacchi, anche frontali, dai governi e da una Commissione Europea ferma in “modalità ascolto”.
Per queste motivazioni l’ETF ha organizzato a Brussels lo scorso 26 marzo un convegno che ha visto i rappresentanti dei lavoratori delle ferrovie delle nazioni europee portare il proprio contributo in ordine ad idee e programmi nonché rappresentare la situazione del proprio paese. I Parlamentari europei e rappresentanti della Commissione Europea sono stati invitati al dialogo e al confronto.
Presenti tra gli altri invitati Kristian Schmidt – Direttore dei Trasporti Terrestri DG MOVE, Alberto Mazzola – Direttore CER, Tim Engartner – Università di Colonia, Kai Tegethoff – eurodeputato dei Verdi, Arash Saeidi – eurodeputato La Sinistra, Michele Barneschi – consigliere politico S&D, Eva Schultz – membro di gabinetto del Commissario Europeo Minzatu, Livia Spera – Segretaria Generale ETF.
La ferrovia, che rappresenta appieno il collante della società con il suo ruolo di trasporto pubblico accessibile a tutti, è fondamentale per raggiungere gli obiettivi climatici e mantenere l’industria europea, ma questo purtroppo viene spesso dimenticato. Gli obiettivi definiti dalla Commissione Europea sono molto ambiziosi e sfidanti, e ciò è da considerare positivo. La Commissione Europea intende aumentare la rete ferroviaria ad Alta Velocità del 30% per poi aumentarla del 50%, mentre entro il 2050 intende raddoppiare la ripartizione modale del trasporto merci su rotaia. Benissimo tali obiettivi, simili a quelli impostati dalla passata Commissione, ma dobbiamo invece registrare che la ripartizione del modello del trasporto merci su rotaia in Europa è diminuita dal 2006, anno della liberalizzazione del settore, mentre nel trasporto passeggeri sta crescendo molto lentamente. In aggiunta la mancanza di un turn over assunzionale sta portando a una carenza di posti di lavoro. Questa tendenza deve essere invertita se si vuole essere pronti ad accettare l’aumento di traffico ferroviario come promesso dalla CE. Inoltre abbiamo constatato che i sistemi ferroviari di maggior successo sono quelli di proprietà pubblica e con solidi finanziamenti pubblici.
Per garantire il futuro del settore bisogna ascoltare i lavoratori che chiedono una retribuzione equa ed una vera conciliazione vita privata e lavoro.
Dal dibattito è emerso un dato importante riguardo la ripartizione dei finanziamenti delle ferrovie europee: 70% deriva dai finanziamenti nazionali, 8% da finanziamenti europei e il 22% proviene da azionisti privati, banche, fondi. Questi dati, devono far pensare, sull’indirizzo politico europeo attuale.
La Commissione Europea ha dichiarato che quest’anno presenterà la proposta per una direttiva sui macchinisti per arrivare a una revisione della direttiva stessa che, prima di tutto, metta al centro l’aggiornamento delle competenze e del certificato necessarie al macchinista per effettuare le operazioni ferroviarie odierne e, cosa più importante, quelle future. Naturalmente, poiché si parla della direttiva europea, oltre ad una comparazione tra tutti gli stati membri, lo scopo finale è di avere una direttiva europea, non solo norme nazionali, per consentire al macchinista di attraversare i confini sia con un treno passeggeri che con un treno merci. Quindi una delle priorità è aggiornare la direttiva europea in tale prospettiva.
Il convegno ha sottolineato l’importanza di una cooperazione europea più stretta nel settore ferroviario. Sono stati avanzati suggerimenti su come migliorare le politiche industriali, la logistica e gli investimenti nelle infrastrutture ferroviarie. Si è discusso anche della necessità di un approccio più orientato al servizio pubblico e alle esigenze dei cittadini.
Negli ultimi giorni sta avanzando l’orientamento politico europeo di una “economia di guerra” in risposta alle azioni dell’America e della Russia sul conflitto in Ucraina. Gli esperti quando parlano di “economia di guerra” intendono un’economia che dirotta soldi e finanziamenti verso altri cespiti di spesa, come quelli alla difesa, a discapito di servizi sociali, sanità e servizio di trasporto pubblico. Ciò in netto contrasto con quanto emerso durante il dibattito circa le dichiarazioni di maggiori investimenti e il riconoscimento del ruolo importante del trasporto ferroviario per lo sviluppo industriale e sociale che svolge!!!
Il quadro ferroviario europeo attuale nei vari paesi sottolinea grande frammentazione tra varie aziende dalle piccole alle grandi che cercano di garantire un servizio incentrato sulla competitività, sui diritti e sul costo del lavoro al ribasso. La liberalizzazione, invece, dovrebbe essere centrata su modelli organizzativi più efficienti che garantiscano un servizio pubblico migliore in qualità e non su condizioni sfavorevoli per i lavoratori, con normative di lavoro diversificate tra vari paesi e soprattutto sui servizi ferroviari che attraversano due o tre paesi europei. Su quest’ultimo tema da due anni l’ETF sta lavorando con un gruppo di lavoro, in cui è parte attiva la Uiltrasporti, per discutere con CER (l’Associazione di categoria delle imprese ferroviarie europee che raccoglie circa settantadue tra operatori ferroviari e gestori dell’infrastruttura degli stati dell’Unione europea oltre che Svizzera, Turchia, Macedonia gli stati dei Balcani occidentali e la Norvegia ) ed ERA (l’Agenzia Ferroviaria Europea che garantisce la sicurezza ferroviaria e l’interoperabilità tra gli Stati membri dell’Unione) di condizioni comuni e standard per la registrazione dei tempi di lavoro del personale mobile.
L’ETF ravvede la necessità, non più derogabile, di porre regole comuni a tutte le imprese ferroviarie europee anche attraverso l’obbligo di applicazione dei contratti nazionali di lavoro.
I conflitti sindacali esistenti nei vari paesi (Belgio, Francia, Germania, Italia) evidenziano questioni sociali sottostanti e la possibilità di trasformare le vertenze nazionali in un conflitto europeo.
La Uiltrasporti, conscia del proprio ruolo nazionale ed europeo, interviene in tutti i contesti ferroviari europei con l’ETF e la Commissione Europea per portare all’attenzione delle Istituzioni le idee e proposte per trasformare l’attuale contesto tendente alle deregolamentazione in un contesto di liberalizzazione del trasporto ferroviario che rispetti la funzione sociale del trasporto pubblico e che porti maggiori investimenti, maggiore qualità e sicurezza ferroviaria ai massimi livelli senza compromettere i diritti dei lavoratori e la mobilità delle persone.